TRAMA
Un assicuratore sospetta che la moglie lo tradisca. Ingaggia un investigatore privato.
RECENSIONI
Entomologia gelida quanto spietata d'una famiglia borghese, incorniciata in un finto idillio, subito perturbato dalle note inquietanti del commento musicale, reso sospetto dalle dichiarazioni del pater familias che tiene soprattutto all'equilibrio e si distrae solo con la televisione (e la sua ridicola programmazione), annichilito dagli sguardi colmi di vuoti esistenziali della moglie. Claude Chabrol studia i due coniugi con distacco e sottile, amaro sarcasmo, indugia sui loro agghiaccianti silenzi casalinghi (il figlio non è ancora stato plagiato: urla loro che sono due pazzi perché, simbolicamente, manca un pezzo del suo puzzle), ne mostra le maschere improntate alla menzogna: il marito è squallido quando cerca di salvare solo le apparenze, la moglie non è da meno nel momento in cui vive nella falsità e non cerca la comunicazione. Che siano esseri umani si capisce da una lacrima furtiva, di lei, da un gesto di brutale violenza, di lui: che, in fondo, si amino, lo s'intuisce dall'abbraccio spontaneo che segue l'uscita di scena della polizia (con commissario che, comicamente, si pulisce di continuo il naso) e dalla passione esternata dal marito, nel finale. Nondimeno, suggerisce Chabrol, è desolante che due persone debbano trovare la complicità solo nella colpa, nella lusinga del peccato (è un accenno di sorriso compiaciuto, quello di Stéphane Audran, nel finale?). La suspense feroce dell'incidente d'auto è in puro stile Hitchcock.
