TRAMA
Primavera del 1946, a meno di un anno dalla ritirata delle truppe giapponesi. Una giovane donna, Yuwen, annoiata e frustrata, vaga per le macerie della sua cittadina di campagna. Suo marito Dai Liyan si è ammalato di tubercolosi dopo la guerra; lui e Yuwen hanno così preso a dormire in stanze separate, abbandonando l’idea di avere un figlio. Un giorno Zhang Zhichen, dottore ed ex compagno di scuola di Dai Liyan, fa visita alla coppia e scopre di essere molto attratto da Yuwen, che lo ricambia.
RECENSIONI
A Oriente niente di nuovo
Il rigore formale che caratterizza l'aspetto visivo di "Springtime in a small town" riflette perfettamente le rigide norme comportamentali che vincolano il trio di protagonisti ad una irreversibile infelicità. Non c'è speranza di cambiare le cose, le possibilità vengono cercate e poi evitate. C'è una sorta di black-out tra corpo e mente e le emozioni finiscono per forza con l'essere arginate dall'apparenza, vero motore e prigione dei costumi dell'epoca.
I danni dell'incomunicabilità, il soffocante peso delle tradizioni, l'immutabilità e il maschilismo della società cinese, sono già stati ampiamente approfonditi, anche dalla stessa cinematografia cinese (basta pensare a "Lanterne rosse" di Zhang Yimou) e il film non aggiunge davvero nulla di nuovo sull'argomento. Si distingue comunque per la cura delle immagini, l'elegante impaginazione e la recitazione. Alla giovane interprete Hu Jingfan bastano movimenti impercettibili del viso, o anche solo uno sguardo, per comunicare tutta la disperazione, il disagio e la passione del suo personaggio. Il rischio del teatro filmato, in fondo si tratta quasi sempre di tre personaggi all'interno di una casa, viene evitato da una regia capace di imprimere dinamismo ad ogni sequenza.
