Recensione, Thriller

SOTTO IL SEGNO DEL PERICOLO

TRAMA

Il “Jack Ryan” di Tom Clancy è promosso vicedirettore del servizio informativo (Cia) e scopre una trama poco ortodossa del Presidente degli Stati Uniti per debellare i narcotrafficanti colombiani.

RECENSIONI

Una vera sorpresa: ricorda I Tre Giorni del Condor, non sfigura nel confronto ed è nettamente superiore al precedente Giochi di Potere, che annoverava stesso protagonista, regista e sceneggiatore (Donald Stewart). Se, da un lato, Harrison Ford propone la sua solita maschera, riportando in auge un personaggio incorruttibile e di sani principi (famiglia/onestà/patriottismo), Mr. Smith Va a Washington solo più ritroso ad occuparsi di politica (la fiducia nelle Istituzioni è finita da tempo), dall’altro Phillip Noyce è da sempre un ottimo esecutore di action-thriller senza personalità: il merito del buon risultato, allora, è da ricercare nei neo-acquisti alla sceneggiatura, Steven Zaillian (Schindler's List) e John Milius. Il primo nobilita il racconto nell'articolazione delle sfumature, il secondo, anarcoide e bellicista, lo ripulisce di eventuali edulcorazioni edificanti, iniettando forti dosi di crudeltà. Avvincente nell’alternanza di azione violenta e intrighi di potere, l’opera è quanto mai curiosa ed originale nel suo “ossimoro” amaramente beffardo (propizi i proverbiali mezzi sorrisi di Ford): l'eroe di turno resta di cartone come i suoi utopistici ideali, la vittoria finale è incredibile dinanzi al mostruoso ed immutabile apparato politico corrotto. La descrizione dell'uno, infatti, è talmente stilizzata (e di finzione) a paragone di quella assai più realistica e complessa della controparte, che la catarsi finale viene a mancare, la filosofia del grigio sovrasta quella del bianco e nero, vengono rispettati in superficie i cliché consolatori per sortire un effetto contrario (un “Jack Ryan” non esiste). Da citare il "duello" fra personal computer e l'agguato nel vicolo in Colombia.