Amazon Prime, Criminale, Drammatico, Recensione

SONO LA TUA DONNA

Titolo OriginaleI'm Your Woman
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2020
Durata120'
Fotografia
Scenografia
Musiche

TRAMA

Anni 70. Una giovane madre e moglie è costretta a nascondersi quando suo marito tradisce i suoi colleghi criminali. La donna corre un pericolo enorme e non è attrezzata per affrontarlo, né, apparentemente, per tenere al sicuro il suo bambino.

RECENSIONI

Il racconto al femminile post #metoo, assecondando la nuova sensibilità, arricchisce e reinterpreta i codici del cinema di genere e alimenta una pratica che si riscontra sempre più frequentemente (qui si ragiona, secondo i rinnovati termini, su noir e thriller, nel recente Lucky di Natasha Kermani, ad esempio, in modo altrettanto interessante sull’horror).
Visto attraverso questo spettro, I’m your woman si rivela dramma sul percorso di una donna che, quasi annullata nel ruolo di moglie prima e madre poi (dal marito Jane accetta tutto, tanto che, di fronte all’impossibilità di avere figli, persino un bebè sbucato dal nulla viene accolto senza fare domande), trova alla fine un’affermazione che coincide con una nuova definizione di se stessa. Sparito il consorte (un killer che scappa per salvare la pelle), Jane deve reinventarsi: contando su capacità e talenti prima umiliati, diventerà arbitra del suo destino.
Film interessante perché pone lo spettatore allo stesso livello di coscienza della protagonista, quindi di fronte a un orizzonte di eventi imperscrutabile e ambiguo e, man mano che la vicenda procede, sempre più nitido, almeno quanto tendenzialmente si fortifica la consapevolezza che la protagonista acquista della sua condizione (è compreso il privilegio di essere una donna bianca). E la regista, a questo procedimento a tappe, assoggetta coerentemente suspense e tensione: lo fa con asciuttezza e con una buona tenuta drammatica, piegando le caratteristiche della storia alla rappresentazione di una dinamica relazionale e familiare alternativa, interrazziale, non biologica (o biologica per vie traverse), introducendola in forma di motivi dissonanti tra le maglie di un cinema che guarda - non solo nell’ambientazione, ma anche nello stile - a quello degli anni 70.