TRAMA
Soni, giovane poliziotta di Delhi, e la sua sovrintendente Kalpana sono unite nella lotta alla crescente ondata di crimini violenti contro le donne. La loro alleanza subisce una battuta d’arresto quando Soni viene trasferita per presunta cattiva condotta.
RECENSIONI
Delhi, oggi. La giovane poliziotta Soni è sulla strada: deve intervenire in una società di uomini, arrestare maschi che compiono reati contro donne. Spesso non viene creduta: è sminuita o derisa, non può agire, come attestato all’inizio dal controllo per stato d’ebbrezza. Lei reagisce con rabbia, esige il suo spazio, nel pubblico come nel privato che - scopriamo - segnato da un uomo, appunto, un ex marito e un rapporto complesso. Unica alleata la sovrintendente Kalpana, che è già passata per il medesimo ruolo e ha introiettato il dato della situazione: lei sa e conosce, vede lo stato delle cose, tenta di “educare” Soni a sopravvivere e lavorare, a mimetizzarsi nella pelle di un Paese.
Il regista esordiente Ivan Ayr ha raccolto storie delle poliziotte di Delhi: «Una stazione è il luogo in cui le debolezze dell’impalcatura sociale sono sotto gli occhi di tutti», dichiara, ed è l’assunto del film. L’affresco dell’India maschilista si disegna per interposto personaggio, che non è granitico ma sfaccettato, ha le proprie debolezze e un intimo devastato con cui fare i conti. A una donna poliziotto, però, serve la quiete interiore per incidere davvero: ecco allora che Soni verrà assegnata al centralino ma non come degradazione, bensì come tappa nel percorso per l’imprescindibile pace personale. In tal senso Soni, titolo e nome proprio, racconta non solo la difficoltà di un ruolo ma anche la storia di un’amicizia, quella tra la protagonista e la sua superiore come ipotesi di alleanza femminile per opporsi al potere dominante.