TRAMA
XVII secolo: il diavolo pretende l’anima di Solomon Kane, sanguinario capitano di ventura che, anche per sfuggirgli, diventa uomo di pace. Ma le campagne inglesi sono devastate dagli uomini dello stregone Malachia, che rapisce la figlia di un uomo probo cui Kane promette di salvarla.
RECENSIONI
Michael J. Bassett ha talento (di genere) su tutta la linea: ripesca un personaggio creato da Robert E.-Conan-Howard nel 1928 e, senza passare dalla versione Marvel Comics degli anni settanta, lo staglia in tavole che, per cura iconografica e stilizzazione cromatica, sembrano uscire da una graphic novel di prestigio. Passo epico, splendidi costumi, scenografie (il palazzo reale in Nord Africa, fra contorti specchi spiritati e pallidi corpi impalati ricoperti di sangue) e paesaggi che beneficiano della sua precedente esperienza da assistente fotografo in documentari naturalistici (perenni fiocchi di neve artificiale a parte, l'opera è girata nella Repubblica Ceca). Anche sceneggiatore, inventa di sana pianta una convincente Genesi dell’eroe (che ribalta in tragedia familiare e allegorico circolo vizioso del Male), preservando i tratti tipici di Howard, fra fanciulle da salvare, combattimenti sanguigni e un protagonista tormentato (fino a farsi crocifiggere) colmo di chiaroscuri; al contempo immettendone di suoi nel dipingere un’epoca divisa fra paradiso e inferno, dannazione e redenzione, dio e diavolo. Per quanto l’opera ammicchi al mercato fantasy hollywoodiano (è un Warlock frullato con sapori post-moderni di Van Helsing, con un incipit da Pirati dei Caraibi), ha un approccio, più cupo e maturo, tipico degli inglesi, cresciuti in una terra dove fango e pioggia grigia entrano sottopelle per restituire visioni di “spada e stregoneria” affogate nel gotico, nell’orrore di impiccati, volti sfigurati, mostri o indemoniati, tetre segrete, inquietanti streghe-bambine, magia nera, angeli vendicatori e preti folli. Piuttosto che sugli effetti speciali (inutile la creatura digitale di Patrick Tatoupoulos, sorta di colosso di fuoco robotico), lo sguardo preferisce incantarsi su scogliere a strapiombo, campagne nella bruma e colori stregati. Peccato per le dinamiche inverosimili del duello finale (Solomon, trafitto, non fa una piega, bypassa una Bestia polentona e colpisce facilmente lo stregone).
