Commedia, Recensione

SOLO UN BACIO PER FAVORE

Titolo OriginaleUn baiser, s'il vous plait!
NazioneFrancia
Anno Produzione2007
Genere
Durata100'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

L’incontro tra Gabriel ed Emilie avviene in modo puramente casuale, ma segnerà l’inizio di una lunga e un po’ strana storia. Emilie si rifiuta di baciare Gabriel, perchè il primo bacio dei suoi due migliori amici, ha scatenato una serie di eventi con esiti imprevisti e lei ha paura che questo si possa ripetere…

RECENSIONI

Ogni storia ne racchiude mille altre e da ogni frammento possono derivare pericoli e opportunità. Ne è fermamente convinta la bella Emilie, attratta dall'affascinante Gabriel conosciuto per caso. La sua volontà di non baciarlo, trasformando la conoscenza in una storia, deriva dall'esperienza di un'amica. Il film del francese Emmanuel Mouret (anche sceneggiatore e interprete) è costruito sugli incastri dei racconti a cui si abbandonano i personaggi, in grado di condizionare gli eventi del presente. I protagonisti, sia quelli reali che quelli raccontati, fanno di tutto per razionalizzare un sentimento affettivo cercando di circoscriverlo il più possibile attraverso un'etichetta. Un codice riconoscibile in grado di evitare le conseguenze di trasporti pericolosi per il quieto vivere. Sembra quasi un film d'altri tempi per le remore dei personaggi nel lasciarsi andare alla passione (in molti hanno citato Truffaut e Rohmer) ed è soprattutto un raffinato gioco intellettuale. La spontaneità maschera insicurezze e manipolazioni, le consapevolezze tardano ad arrivare e sono fuggite come la peste, ma il film vuole evitare facili psicologismi e pare interessato soprattutto ad aprire le porte che ogni storia racchiude. L'andamento leggero, brioso e coinvolgente è frutto di un sottile lavoro di scrittura, di una regia pudica e discreta, ma non per questo poco incisiva, e di un'accurata direzione degli attori. Nell'affiatato quartetto, oltre alla graziosa Virginie Ledoyen, alla magnetica Julie Gayet e al già citato Mouret, c'è spazio anche per Stefano Accorsi, a suo agio con la lingua francese ma sempre un po' imbambolato.

L’anno scorso Mouret ci aveva stupito con un’opera originale che aveva movimentato il panorama un po’ statico della commedia francese. Cambio di indirizzo si apprezzava per la sua ricerca originale di modalità narrative e per le capacità dell’autore di giocare in modo ironico con il racconto. Con Solo un bacio, per favore Mouret ripete l’operazione ma non ottiene lo stesso effetto. L’universo che Mouret crea è solare, lieve; i personaggi appaiono spogliati dei loro tratti umani e ridotti a funzioni variabili di un racconto eterno che si rinnova in forme sempre diverse. La riflessione che ci viene proposta verte dunque non, o almeno non solo, sull’Amore di per sé, come forza devastante e imprevedibile, ma sull’Amore nel suo essere tipologia narrativa. Le storie che ci racconta Mouret nascono da altre storie, non hanno come riferimento diretto il mondo reale, ma un’eredità di racconti e forme narrative: il regista condensa nell’atmosfera brillante e un po’ surreale che caratterizza il film un complesso di reminiscenze che vanno da Woody Allen a Sacha Guitry, da Truffaut a Chabrol, dalla farsa alla sophisticated comedy, e che costituiscono il vero nucleo dell’opera; ci propone allora un colto e piacevole mélange di forme narrative che è un omaggio al cinema che ama e più in generale all’arte infinita del racconto. Eppure in questo caso – così non era nell’opera precedente – le intenzioni sono realizzate in maniera mediocre, e se il film si avvale di alcuni momenti riusciti, è poi appesantito da un processo di mise en abyme che di per sé non trova ragion d’essere (è una cornice di spessore narrativo insulso), è ridondante rispetto alla riflessione metanarrativa, e soprattutto non funzionale per l’economia del film: per creare simmetrie tra i due livelli della storia, Mouret trascura l’elaborazione del racconto centrale che si riduce a pochi equivoci, divertenti, ma ripetitivi; e il rischio di vacuità, sempre molto alto in film in cui la forma si sostituisce al contenuto, qui non viene evitato. Il realismo piatto dell’interpretazione di Accorsi stona con le intenzioni del film, portando un’inopportuna ventata mucciniana (di bacio in bacio). Discreti gli altri.