Drammatico, Recensione

SOLO PER UNA NOTTE

TRAMA

Annie e Darren, due trentenni sposati da sette anni, fanno un accordo per ravvivare il loro rapporto.

RECENSIONI

Quando nella coppia arriva l’abitudine, allora le cene con gli amici si ripetono tutte uguali; si fanno sempre le stesse cose, si frequentano gli stessi luoghi; le schermaglie erotiche non fanno più lo stesso effetto di prima; a letto non si fa sesso ma si gioca alle parole crociate. A quel punto non resta che concordare una notte di libertà pilotata: poche ore, solo una volta, intrattenere un rapporto con un altro per poi tornare insieme. Ma dopo, inevitabilmente, partono le complicazioni. L’attrice Katie Aselton debutta alla macchina da presa (ma è anche l’interprete principale) con questo film indipendente apprezzato al Sundance 2010: l’autrice, già collaboratrice di due figure chiave del nuovo cinema indie, i fratelli Jay e Mark Duplass (Cyrus la loro prima uscita italiana), con il più classico dei plot analizza l’universo Coppia. Attraverso punte da commedia malinconica – si sorride ma aleggia l’ombra della break-up, la rottura -, mette a confronto due caratteri (l’altro è affidato a Dax Shepard) e il loro rapporto in progress, di cui si intuisce un passato felice ma che è ormai prossimo allo sfilacciamento.

Poste queste premesse scatta la girandola di situazioni per evocare l’idea di routine: dalle lunghe cene conviviali, dove si vanta esplicitamente la solidità relazionale per affermare l’esatto contrario, fino alla rete di silenzi e non detti, come la disabitudine all’intesa sessuale o – ancora più rimosso – il rifiuto dell’ipotesi di concepire un figlio. The Freebie, forma colloquiale per indicare qualcosa di gratuito, da una parte presenta personaggi stilizzati (l’uomo/la donna) che ambiscono all’universalità e alla metafora complessiva sullo stare insieme; dall’altra li umanizza attraverso prove attoriali espressioniste (basti vedere la modulazione dei volti), in cui prevale il dato soggettivo, emerge il sentire interiore di Darren e Annie.

In virtù di questo dualismo, la pellicola procede esaminando gli archetipi della commedia sentimentale, ma è purtroppo funestata da un’indecisione di fondo: se le intenzioni sono stimolanti è l’esito a farsi subito controverso, non è chiaro se l’esplorazione del topos sia consapevole oppure obbligata per l’impossibilità di andare oltre. Vediamo quindi i giovani attraversare una crisi coniugale a tappe di stereotipi, i più ovvi, affidarsi a estenuanti sedute di sentimentalismo parlato, non privo di un certo psicologismo. La regista guarda al movimento mumblecore (rimando alla scheda di Humpday, ultimo titolo uscito nelle sale) e insieme a opere come Ti odio, ti lascio, ti… di Peyton Reed, alla loro capacità di muoversi nel meccanismo comico riflettendovi sopra; al contrario qui gli scenari non sembrano mai raggiungere l’adeguata profondità, i luoghi comuni restano tali. Non basta un doppio trucco di montaggio per ravvivare la situazione (Annie e Darren avranno davvero consumato?) né il sospetto nei poli della coppia che, eyeswideshutianamente, si insinua dopo la nottata, al simbolico balenare dell’alba. Suona scolastica sia la guerra verbale che la riconciliazione finale, riunendo gli amanti nel letto, lanciando il dubbio che la prova del tradimento sia rimasta un’ipotesi inevasa. Presentato nella sezione Extra al Festival di Roma 2010, Solo per una notte si offre al pubblico italiano direttamente in Dvd distribuito da Medusa.