Fantascienza, Recensione

SOLO: A STAR WARS STORY

Titolo OriginaleSolo: A Star Wars Story
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2018
Durata135'
Basatosui personaggi creati da George Lucas
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

La “Star Wars Story” è quella del giovane e scapestrato Han Solo, dall’amore per Qi’ra, alla fuga da Corellia passando per il Millennium Falcon, Chewbacca e Lando Calrissian.

RECENSIONI

Il secondo spinoff cinematografico della Saga per antonomasia normalizza il tiro fino ad abbassarlo. Rogue One, infatti, incupiva (forse eccessivamente) i toni raccontando un sacrificio collettivo, con un finale amarissimo e assolutamente divergente rispetto al (pur multiforme) mood della saga. Solo, per converso, è Star Wars spiegato a mio figlio. Basta vedere come viene gestita la prima citazione, quella dei famosi dadi: si dedica loro una prima, breve inquadratura studiatamente distratta, di quelle che alimentano l’ego nerd dello spettatore che coglie il rimando, per poi insistere sullo stesso dettaglio fino a disinnescare il piacere del riconoscimento. L’importanza dei dadi, insomma, la capiscono anche i bambini e, se non sanno/ricordano, andranno su Google per farsi una cultura. Ecco, Solo è tutto un fan service innocuo e semplificato, un piacevole excursus nell’universo (espanso) di Star Wars, che stavolta attinge anche in maniera evidente e diretta alle serie animate (Clone Wars e Rebels) senza dimenticare di ancorarsi saldamente alla trilogia classica con puntatine nella negletta nuova trilogia: il primo incontro tra Han e Chewbacca rimanda infatti al Ritorno dello Jedi (sequenza del Rancor e re-incontro di Han e Chewba nella cella della fortezza di Jabba), c’è una nuova immancabile Cantina, c’è la spiegazione della nota “rotta di Kessel in 12 Parsec”, c’è Lando e la partita a carte, ci sono R2D2 e C3PO, c’è il redivivo Darth Maul (chi conosce Clone Wars sa perché e percome… e sa anche chi è il bounty hunter Bossk, nominato nel film), solo per citare alcuni agganci evidenti.

Ron Howard gestisce il tutto senza prendersi un rischio che sia uno ma sbagliando anche poco/nulla. Tutto è corretto, preciso. Fila. Solo ha ritmo, è girato con tranquillità e polso fermo, con sequenze action molto ben congegnate e almeno una, quella del treno à la Snowpiercer, davvero ottima per chiarezza espositiva, intelligibilità e progressione (anche narrativa) interna: si alternano, senza soluzione di continuità, momenti di puro rollercoaster (video)ludico, falsi happy ending(s), ironia e amarezza (la morte di Val).
Tutto bene, insomma? O no? Forse benino? La cosa più strana, di Solo, è che lascia in una piacevole (e benevola) indifferenza. Non ha il coraggio di dire qualcosa di divergente/nuovo nell’Universo di Star Wars (Rogue One) ma è carente anche di momenti canonici ed esaltanti in senso pienamente starwarsiano. E’ un gradevole diversivo per vecchi e nuovi fan ma si rivela un oggetto transeunte, che non cambia nulla e non lascia il segno. Basta accontentarsi. Ma accontentarsi, in questo caso, viene piuttosto facile e naturale.