TRAMA
Jane è strafatta di prima mattina, sarà una giornata lunga e difficile.
RECENSIONI
Nuoce gravemente alla salute
Commedia drogata per Gregg Araki; Smiley Face è il primo lavoro riconciliato del regista che, consumato il tema dell’omosessualità, segue i periodi sconvolti nelle 24 ore di una giovane fattona (i muffin alla maria, il provino, la ricerca di soldi per pagare uno spacciatore). Se il costrutto si crogiola beatamente nello stereotipo (è pur sempre un film a tappe), straordinaria è l’abilità alla cinepresa; in vena colorata e smodatamente freak (il coinquilino, l’innamorato sono gli ennesimi mostri), all’insegna di una peculiare gioia inventiva, il film dice due o tre cose interessanti sottovoce. E’ la parodia scatenata del fancazzismo che oggi ci avvolge: Jane è mediamente impreparata su tutto, incollata a una canna o ipnotizzata alla play, ma si permette di cianciare a proposito di economia, Ronald Reagan, Karl Marx…. Sul tema, è folgorante la parodia al vetriolo del delegato di fabbrica (il sindacalista rompipalle pieno di luoghi comuni) e, infine, la singolare propaganda con spargimento per Los Angeles del Manifesto del Partito Comunista. Un film stravolto che rilegge ironicamente il rigiramento di Araki nel labirinto giovanile il quale, narcotizzato, fa più ridere ma in ultimo non è meno tragico e allarmante delle passate declinazioni drammatiche. Un po’ vuoto e un po’ di sostanza, rivestito di didascalie sullo schermo e innesti digitali, onirici e trasognati (c’è un po’ di tutto), è il classico film fumato che però non sballa il giudizio, retto egregiamente dalla formidabile Anna Faris (lady scary movie), e la sede che conferma l’infuocata vena figurativa dell’autore. Dopo il debole Mysterious Skin, un semplice giochino e/o/ma una svolta ludica nella sua filmografia, lo sapremo domani.
