TRAMA
Sulle note dei grandi classici della Stax Records, Slasher documenta il weekend lavorativo di Michael Bennet, inquieto e intraprendente venditore di macchine usate che viaggia tra gli autosaloni d’America mettendo in piedi chiassose liquidazioni di fondi di magazzino. In trasferta in una Memphis schiacciata dalla depressione economica, Bennet si circonda di musica, palloncini colorati e belle ragazze, abbatte (in inglese slash) con enfasi teatrale prezzi gonfiati ad hoc e imbonisce clienti sprovveduti.
RECENSIONI
Vite in svendita
Chi è lo "slasher"? Trattasi di un venditore con l'animo da showman che ha il potere di trasformare dei probabili bluff in occasioni da non perdere. Ma procediamo per gradi e vediamo dove ci conduce John Landis, regista che ha visto la sua stella brillare luminosa negli anni Settanta e Ottanta e, dopo un decennio più in sordina, in cui ha comunque continuato a sperimentare (soprattutto in televisione con la riuscita serie "Dream On"), tenta ora con successo la strada del documentario. L'occhio di Landis ci porta nel cuore del Tennessee, nella città di Memphis, una delle aree più depresse degli Stati Uniti. I tempi non sono certo facili per una rivendita di auto usate. Chi può intervenire per cercare di risollevare la situazione? Questo è un lavoro per lo "slasher"! "To slash" significa letteralmente "abbattere", cioè tagliare sempre più i prezzi di vendita delle auto (gonfiati, ovviamente, per l'occasione) dando al cliente l'idea di concludere un vero affare. Lo specchietto per le allodole è un cartello, opportunamente messo in bella vista, che promette una svendita a partire da ottantotto dollari. Inutile sottolineare che di macchine in saldo a quel prezzo ce ne sono ben poche e le poche che ci sono difficilmente riescono a superare il tragitto per raggiungere l’abitazione del compratore. Tutto lo show allestito per l'evento ha così l'aspetto di una grande farsa. Alcuni spettatori stanno al gioco con consapevolezza, altri cascano nel tranello, qualcuno se ne va e c'è chi magari un piccolo affare lo conclude per davvero. Nel documentare questo curioso fenomeno (una sorta di tele-vendita senza la tele) John Landis riesce a mettersi da parte e ci rende testimoni, con un ritmo scoppiettante e una strepitosa colonna sonora rock e blues, di un incubo della durata di quattro giorni. Senza forzare il giudizio del pubblico, ma attenendosi ai fatti, Landis mostra la decadenza della città attraverso lo squallore dei quartieri fitti di case basse, affiancate nella mestizia di un'urbanistica orizzontale poco fantasiosa. Inoltre trova in Michael Bennett (vero "slasher" e non interprete di un ruolo) un protagonista formidabile, un uomo dalla personalità controversa, forse disturbata, ma specchio perfetto delle contraddizioni dell'America. La sua logica è in fondo agghiacciante: tessere una tela di ragno intorno all'acquirente, immobilizzarlo e pressarlo psicologicamente fino a indurlo all'acquisto. Ma il suo è anche un modo per sopravvivere alle asperità della vita. Alla fine quindi, nonostante le trentacinque auto vendute e i momenti divertenti che scandiscono il documentario, non ci sono vincitori, ma soprattutto vinti e il retrogusto diventa amaro. Lo sguardo di Landis, infatti, non manca di essere politico e ci permette di entrare in contatto con un'America che sembra avere perso, non tanto la volontà, e nemmeno la dignità, quanto la speranza di un futuro migliore.
