- 67494
- Gustavo Salvatierra
- 57781
- 57782
- Leticia Gonzales
- Cirilo Mansilla
- 57778
TRAMA
Gustavo Salvatierra, studioso specializzato nella cultura wichì, ritorna al suo paese d’origine, Sip’ohi, nell’impenetrabile foresta di Chaqueño, nel Nord dell’Argentina. Il suo scopo è ascoltare e raccogliere storie di quella antica tradizione, racconti trasmessi oralmente di generazione in generazione. L’unico modo che questa cultura ha di sopravvivere è infatti il linguaggio. La ricerca di un modo di raccontare e rappresentare tutto questo patrimonio si dovrà però misurare con una certa forma di resistenza. (dal catalogo del TFF)
RECENSIONI
Una lunghissimo dettaglio su un fuoco che viene acceso mentre una voce over racconta il primo dei numerosi Miti della cultura Wichi. Atto creativo, ritorno all'origine, interrogazione sulle potenzialità e limiti espressivi di un dispositivo per l'autorappresentazione, quella di una tradizione orale che cerca il proprio riconoscimento nell'immagine. Linguaggio di sperimentazione e senso identitario, nuovo sguardo vergine che rivendica con dignità commuovente il proprio spazio nel mondo. I vari personaggi presentati nelle loro attività quotidiane attraversano il quadro, si muovono in traiettorie quasi alla ricerca di un embrione finzionale, di un ruolo del quale riappropriarsi. Nel frattempo i racconti mitologici si susseguono e lentamente guidano lo spettatore dentro il riconoscimento di un popolo che cerca la propria Storia, insegue le fonti originarie nella rifondazione pura, personale, lontana dallo studio antropologico dell'uomo bianco che registra, annota, documenta e quindi si appropria.
Sip'ohi, opera monumentale per valori etici, si affida al Cinema come mezzo di trasmissione e di ricollegamento con le radici, al potere demiurgico della parola, guida antica e tramandabile nel presente/futuro grazie al supporto della tecnica (il vecchio saggio che può registrare la propria conoscenza). Ma è solo un'interrogazione meta-, nel disvelamento ingenuo e senza filtri di un'operazione preparatoria verso uno sfondamento che non ha più bisogno della propria rappresentazione. Lo schermo nero in chiusura è rinascita al di fuori del meccanismo. La miglior opera del TFF. Indiscutibilmente.
