
TRAMA
Fa evadere di prigione il fratello condannato a morte, poi si unisce ad altri due “outsider” (un uomo salvato nel deserto e un nero maltrattato) per aiutare una carovana di contadini.
RECENSIONI
Lawrence Kasdan (regista, sceneggiatore e produttore) concentra in modo splendido sessant’anni del miglior cinema di frontiera, rivisita il genere e, insieme, ne rinverdisce i fasti: i canonici cavalli al galoppo, le mandrie, l’on-the-road, i duelli di pistole e i canyon infingardi sono incastonati in un racconto che, al contrario dei cliché semplici e distintivi che contiene, è articolato e intricato in differenti sottotracce narrative (corrispondenti, pressappoco, alle ragioni per cui gli eroi sono diretti a Silverado), pur abiurando la complessità dei loro temi. Della classicità ripercorre l’ironia (la prima parte) e la tragedia epica (la seconda) attraverso un congegno tanto elaborato quanto geometrico, ricco d’invenzioni, citazioni, valori produttivi e figurativi (straordinaria fotografia di John Bailey). Nell’amore che traspare per il genere, viene da sé che si evita il nichilismo di Sam Peckinpah e il revisionismo che lo ha ucciso al cinema, reinscenando uomini solitari dai sani principi che, solidi nel cameratismo, preferiscono affidare la difesa alla propria pistola, non demandandola a uno Stato di diritto incerto. Il cast è sopraffino e non solo decorativo nell’ingaggio di vari volti noti: è l’asso nella manica del film aver scelto per ogni parte il talento giusto. Il regista, inoltre, offrendogli il ruolo da protagonista, risarcisce Kevin Costner del taglio che ebbe la sua parte in sala di montaggio per Il Grande Freddo. Costner, dal canto suo, si ricorderà di questo film per Balla coi Lupi.
