SHÔJO

Anno Produzione2001

TRAMA

Tomokawa, poliziotto dedito a affarucci e piccoli traffici, si infatua di Yoko, una quindicenne, dalla quale viene avvicinato in un bar. Convinto che sia una prostituta, dopo il primo incontro, Tomokawa la cerca negli ambienti malfamati della città. Solo il caso li fa reincontrare: è l’inizio di una storia passionale ricca di implicazioni.

RECENSIONI

Al suo debutto alla regia, l'attore Eiji Okuda (lo ricordiamo in Italia come protagonista del bellissimo MORTE DI UN MAESTRO DEL TE' di Kei Kumai) presenta un film ibrido, pasticcio saporito di generi che non teme di azzardare la carta della spregiudicatezza (quella spregiudicatezza che anche in Europa, in cui tutto è calcolato, a cominciare dallo scandalo - è ormai spezia introvabile). Quando il melodramma sembra sbracare, in realtà sta solo virando in un altro genere che chiama a sè, di necessità, un altro stile. Alcuni passaggi soprattutto all'inizio, nella loro demenziale comicità, che fa pensare a un certo Kitano, danno l'impressione di trovarsi di fronte a una commedia disincantata e stravagante ma man mano che la storia tra i protagonisti prende corpo (in tutti i sensi) l'opera acquista ora i toni del grottesco, ora quelli dello spavaldo dramma sessuale. Il regista (che è il protagonista maschile del film) non disdegna anche un uso inconsueto della macchina da presa, ricorre a filtri e a soluzioni cromatiche piuttosto rischiose (vedasi il flashback sul trauma infantile del fratello di Yoko, con un bel bianco e nero macchiato dal vivido rosso passione della madre scopatrice), rallenta le azioni e sostituisce la musica ai dialoghi, coniuga tragedia e pochade tra rapporti sessuali di tutti i tipi, vibratori in funzione nella zuppa, dolorose sedute di tatuaggio, ideogrammi scritti con rossetto e saliva. Ma in questa girandola di eventi e incroci di destini la mano dell'autore non perde mai la rotta: rigoroso, intenso, a tratti commovente, Okuda stupisce per maturità, convinzione e audacia. Un debutto scintillante che, nel concorso veneziano, Moretti permettendo, avrebbe potuto fare furore. Da distribuire.