Drammatico, Recensione

SHIRIN

NazioneIran
Anno Produzione2008
Durata92'

TRAMA

114 spettatrici assistono alla rappresentazione teatrale di Khosrow & Shirin, poema epico iraniano scritto nel XII sec da Nezami.

RECENSIONI

Premessa: come fraintendere un apologo dell’emozione. Shinin è stato immediatamente liquidato da gran parte della cosmogonia critica, prevedibile nella sua spocchiosa tutela dell’esercizio intellettivo. E’ inaccettabile soffocare un’opera di così grande respiro con la più banale etichetta del META, via di fuga che accontenta tutti (ci vuole poco a notarlo!) e maschera l’impossibilità di evocare il concetto di noia (categoria ben poco esplicabile e difendibile). Perdonatomi lo sfogo, sento il desiderio di affiancarmi al brivido catartico delle 114 spettatrici, specchio dell’anima e della pulsione di raggiungere la nostra Shirin. Il riflesso dell’atto del guardare segue un percorso di identificazione e successiva dissoluzione, in cui i tre livelli di separazione (reale-rappresentato-metarappresentato) si fondono nella consapevolezza che l’ebbrezza dell’immedesimarsi può, come in un lungo processo purificante, creare un nuovo unicum sincretico. (“Siamo delle ombre… che ci scioglieremo alla luce del sole”). L’ipnosi travalica così sia il tempo (la regressione transtorica si sfalda) sia lo spazio (il Mito è raggiunto non nel rivivere il poema, ma nel farlo noi esistere in un eterno presente). Nel progressivo superamento dell’immagine come dualità da percepire che Kiarostami ci immerge dentro il nostro essere spettacolo e spettatori. Per una volta il pensare si inchina al sentire.