Drammatico, Recensione

SEGUI LE OMBRE

TRAMA

1946. Il brigadiere Gatta indaga su una misteriosa catena di omicidi avvenuti all’interno di un albergo.

RECENSIONI

L’Italia del secondo dopoguerra secondo Lucio Gaudino: ricettacolo di aberrazioni, scheletri che rotolano fuori dagli armadi, una storia truculenta ed estrema condotta con tocco cupissimo. Per carità, l’originalità è altrove: qui abbiamo la solita famiglia influente, detentrice di inenarrabili segreti, e l’eroe incosciente che vuole smantellarla. Le ombre sono quelle del passato, che proprio non vuole andarsene, e verserà ancora altro sangue: l’impianto tramico, presto intricatissimo (anche troppo: arduo è raccapezzarsi), procede per allusioni un po’ scontate (una mano che accarezza la pancia à donna incinta) e virate sanguinolente, ponendo il presupposto che nessuno è innocente. Il giallo si dipana guardando al tenente Colombo più che ad Agata Christie: gli assassini sono (più o meno) noti, le modalità sconosciute ed agghiaccianti. In virtù di questo, passa in primo piano l’istantanea di ambienti e situazioni, la realtà dei fatti e la nebbia della Storia: qui Gaudino sfodera gli acuti migliori, che rendono la sua opera sostanzialmente guardabile, con alcune impennate (il flashback sull’omicidio di Carolina) ed altre cadute di tono (l’investigatore stremato, risolto il caso, si addormenta!). La somma degli addendi fornisce un affresco che pare un inferno di Bosch: la penisola viene liberata, ma di fatto è ancora in guerra, contro i fantasmi del passato che non riesce ad estinguere. La pellicola rifiuta la luce della libertà (l’arrivo degli angloamericani) e preferisce seguire le ombre, scovando all’opposto estremo un’altra storia difficile da conoscere, interpretare, digerire: magari fosse così tanto cinema italiano, che si perde in sentimentalismi e psicologismi. Per gli amanti del dark: un gioiellino.