
TRAMA
Il popolo di Argo bestemmia gli Dei: Zeus li punisce nel terrore del mostro Kraken. Perseo, semidio figlio di Zeus, vuole vendicare la morte del padre putativo, un pescatore, ucciso da Ade: guida un gruppo di guerrieri nel regno degli Inferi, in cerca di Medusa.
RECENSIONI
Come tante buone intenzioni (e risultati) possano essere devastate dalle ragioni del “blockbuster” (=formule mercantili): nel rimettere mano al cult naif di Desmond Davis (1981), Hollywood investe oltre misura su attori ed effetti speciali ma mantiene la medesima superficialità del racconto (pur arricchito di eventi e personaggi, come quello di Io), con l’aggravante di dialoghi inascoltabili nei proclami continui sul “potere all’uomo”, tanto per fare la classica americanata sul popolo che non vuole padroni (va a finire che, paradossalmente e solo negli ideali, gli statunitensi sono i più comunisti di tutti). La pellicola del 1981 era sì kitsch e puerile ma aveva dalla sua il fascino inarrivabile della tecnica passo-uno di Ray Harryhausen: l’energia dei pixel del digitale fatica a sostituire la materia dei pupazzi, ma è praticamente impossibile, al contempo, sbagliare con un budget tanto alto, meraviglia e spettacolarità sono assicurate. Si tratta solo di non prestare ascolto agli sceneggiatori (fra cui quelli di Aeon Flux) e chiudere un occhio su di una regia che si accontenta di figurine di cartone guidate da motti “politici”. Purtroppo, anche le premesse sono errate e non creano quella sospensione d’incredulità auspicabile in un fantasy: alla ricerca di un ritmo sostenuto, con continue scene avventurose e generosità d’avvenimenti, si perde l’affezione dello spettatore per i personaggi, di conseguenza l’epos del Mito, mentre la sceneggiatura dimentica anche di raccontare perché gli uomini odino tanto gli dei. La vera, unica ragion d’essere sono le pregevoli scene fantasmagoriche colme di effetti speciali: Leterrier ama anche scenografie e costumi tangibili, trucchi più artigianali (la maschera del re-demone, la nave…) ma il digitale domina, ricercando troppo l’artificioso effetto rifrangente della luce solare, con idee qua imbarazzanti (l’Olimpo nella luce, gli dei luminescenti: un’idea del regista per omaggiare “I Cavalieri dello Zodiaco”!), là magnifiche (Medusa: i suoi movimenti sinuosi, il suo sguardo dolce-perso che diventa terribile). Uscito in un 3D posticcio che ha peggiorato l’immagine, in tutti i sensi, dell’opera.
