Drammatico, Recensione, Sala

SCOMPARTIMENTO N. 6

Titolo OriginaleHytti nro 6
NazioneFinlandia, Russia
Anno Produzione2021
Durata107’

TRAMA

Anni novanta: la finlandese Laura lascia l’amata Irina per compiere da sola un viaggio verso Murmansk, a vedere i petroglifi. Nel suo scompartimento di treno c’è Ljoha, un ragazzo alcolizzato e molesto che però, alla fine, la conquista.

RECENSIONI

Le sensibili modifiche all’omonimo romanzo di Rosa Liksom (pseudonimo di Anni Ylävaara), sono il segnale delle intenzioni del regista, cui poco interessano l’allegoria della fine del “sogno” russo, la Storia e la Politica rispetto al Breve Incontro fra due personaggi che s’attraggono e respingono a vicende alterne. Nel romanzo, ambientato nel 1985 (anche nel film si fuma ovunque e il walkman restituisce canzoni “d’epoca”), i paesaggi umani, geografici e sociali raccontano l’identità di un paese che scricchiola: Ljoha è un ex-carcerato violento e Laura lascia un fidanzato impazzito per sfuggire alla guerra in Afghanistan. Juho Kuosmanen (La Vera Storia di Olli Mäki) elimina tali cardini e si concentra sulla dimensione intima, cercando altre valenze in cui, ad esempio, l’omosessualità di Laura sancisce l’impossibilità dell’amore con Ljoha (che, in qualche modo, rappresenta la Russia) e i petroglifi diventano la meta necessaria per la chiusura di un cerchio. I modi autorali, fra lunghi indugi, ellissi (i petroglifi mai inquadrati) e lacune oltremodo inintelligibili (le reazioni di fuga di Ljoha all’approccio sessuale di Laura e alla richiesta di un indirizzo), sono un vezzo rispetto alle progressioni nell’approccio fra due anime sconosciute: il film vive innanzitutto delle straordinarie prove dei due protagonisti, del disegno anomalo del carattere molesto, ingenuo, gretto, generoso ed infantile di Ljoha, delle reazioni nei suoi confronti di Laura, sempre più propensa a sorridere nell’osservarlo, provando una tenerezza che è anche figlia di un bisogno di leggerezza, dopo le frequentazioni gravi (per il cuore) e intellettualmente impegnative (il “salotto” snob di Irina): allo stesso modo, Kuosmanen sveste romanzo e film di scorie di pensiero per affidarsi, anche, ad un tocco romantico come quello finale, fra “addio” e “cura” che esaudisce un desiderio.