Drammatico

SCENE DA UN MATRIMONIO (1973)

Titolo OriginaleScener ur ett Aktenskap
NazioneSvezia
Anno Produzione1973
Durata155'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Alcuni momenti nella ventennale e tormentata unione di Johan e Marianne.

RECENSIONI

Una coppia come tante altre, come tutte le altre (a dispetto della patina 'eccezionale' ipocritamente lodata da parenti e amici e coltivata, come sanguinante falsa coscienza, dagli stessi protagonisti), seguita con rigore, sondata senza reticenze, spiata oltre ogni barriera variamente riconducibile al pudore, alla vivacità e/o al buon gusto. In questa versione cinematografica del proprio sceneggiato televisivo (che sfiora le cinque ore), Bergman non cerca la raffinatezza letteraria, non concede nulla al sentimentalismo, si rifiuta di condannare o assolvere: semplicemente, stabilisce la situazione di partenza (due individui innamorati e ostili, che non possono convivere senza ferirsi a vicenda e non sanno lasciarsi senza cedere a un rancore denso di rimpianti) e si colloca di fronte al terribile quadro, filmando ambienti, personaggi, gesti a distanza ravvicinata, in un esperimento di matrice teatrale (uno psicodramma?) mirato a imprigionare in una rete di pura e sublime finzione il soffocato respiro della vita. Con bruciante razionalità, il regista-entomologo fonde i registri (in ognuna delle sei macrosequenze riso e pianto sono indissolubilmente uniti), proietta accecanti fasci di luce sui conflitti occult(at)i, rivela il potenziale distruttivo dei banali e decisivi percorsi disposti da un caso cieco e macabro. L'amore (non soltanto coniugale, vedi la relazione di Johan) è un esercizio di (assenza di) stile, un gioco di prestigio e potere (fisico non meno che psichico), una contraddizione fatale e irrinunciabile: il romantico viaggio nel tempo(/nonostante il tempo) del finale è l'ultima maschera, indossata di fronte al fantasma della morte che aleggia nell'aria mattutina. Questo album regalmente raggelato in una successione di primi e primissimi piani, collegati da improvvisi e laceranti movimenti di macchina e intervallati da totali che sottolineano la fragilità dei personaggi (soprattutto nel quinto episodio, Gli analfabeti, in cui Johan e Marianne si perdono nei geometrici e desolati Interiors dell'anima), trova in Ullmann e Josephson (ben doppiati, nella versione italiana, da Vittoria Febbi e Corrado Pani) due interpreti compressi ed esplosivi, dolci e implacabili, assolutamente perfetti. Un gioiello di devastante bellezza.