TRAMA
Persa la famiglia in un attentato del fondamentalismo islamico, Joshua Rose s’arruola nella legione straniera e finisce nelle fila dei serbi durante il conflitto contro i croati del 1993.
RECENSIONI
La guerra spietata non guarda in faccia a nessuno, alimentata dall'odio e dall'ansia di vendetta. Oliver Stone produttore, Robert Orr sceneggiatore e il serbo Antonijevic alla regia, gettano uno sguardo feroce sulla follia che ha imperversato nei Balcani fra assurdi conflitti intestini, pulizie etniche, stragi, guerre "sante" e personali. Lo fanno dall'interno, scegliendo come protagonista un antieroe (un grandissimo Dennis Quaid) che condivide con i serbo-croati la sete di sangue, pur essendo statunitense: la crudeltà, nata dal dolore della perdita, non è mai stata il retaggio di un ceppo etnico in particolare. Nel Caos della mente e dei corpi martoriati, l'innocenza di un infante, simbolo d'unione fra due popoli in conflitto, può risvegliare una coscienza assopita, confortare con sorrisi beati (ignari), far ravvedere all’ultimo istante (il penoso gesto di lei che sta per gettare il figlio dall’auto e poi lo stringe a sé). Il neo-Salvatore pungola l'istinto materno della Ciociara che rifiuta il frutto del proprio grembo stuprato, le insegna di nuovo a sorridere, ad amare fino al gesto estremo (plateale ma memorabile la scena della ninna-nanna prima della strage). Dio dona e toglie, toglie e dona: vede l'uomo rantolare nelle tenebre, gli indica uno spiraglio di salvezza, lo tiene con il fiato sospeso, come Quaid farà con il bebè per salvargli la vita (in un'altra scena colma di pathos e tensione). Questa è la morale illustrata di una pellicola che, nonostante il sottotesto allegorico/messianico ed il sincero impegno edificante, non toglie mai gli occhi di dosso ad una realtà atroce ed insieme commovente. Opera passata ingiustamente inosservata.