TRAMA
Dopo la morte della madre, Stella è rimasta a vivere nella casa dell’agiato padre, che suo fratello Iuri ha invece scelto di abbandonare per essere più libero di trovar senso alla sua vita, spacciare, allevare zanzare cui si dà regolarmente in pasto. I due sono legati da un rapporto intenso e vincolante, che potrebbe essere terminato per sempre dall’avvenuta ammissione di Stella ad una scuola di ballo di New York, per cui dovrà partire a breve._x000D_
RECENSIONI
Per il suo esordio alla regia, De Rienzo non ci risparmia nemmeno uno degli stilemi che appartengono all’armamentario paratelevisivo (MTV docet) del cinema “gggiovane”: falsi raccordi, primissimi piani decentrati, macchina a mano con operatore afflitto da delirium tremens, musica onnipresente a tutto volume (Giardini di Mirò) che imprime un ritmo ad un montaggio che invece dovrebbe crearlo autonomamente. Mira alto il giovane Libero: vorrebbe riflettere sulla paura paralizzante delle nuove generazioni, addirittura indicare una via, per poi ritornare sui propri passi, ammettendo che una nuova via, terza o quarta che sia, non è (più) possibile. Non pago, oltre ad ostentare una presunta attitudine a decantare i mali della post-modernità nella forma di un apologo sur-mondano farcito di figure simboliche e personaggi incarnanti categorie universali ed Istituzioni (l’Ordine, la Famiglia, lo Stato, il Ribelle, la Canna), si ritaglia il ruolo di guru ispanico dal cervello evaporato che elargisce pensierini da prima liceo al malcapitato protagonista (uno stralunato Elio Germano). Se per circa 80 minuti si assiste ad un delirio collocabile al di sopra di un ipotetico “sopra le righe”, la prima parte dell’“epilogo comico” in chiesa (il film, giusto per l’undestatement di cui sopra, consta di due atti ed un epilogo) è assolutamente irresistibile. Prova provante dell’assoluta predisposizione dell’attore-autore alla commedia. Poi, col pistolotto anche sincero, condivisibile ma stucchevole e fuori registro del protagonista sulla “paura del diverso” e sull’extracomunitario “novello Gesù Cristo” si sprofonda nella retorica più bieca ed il cinema, sebbene “la morte non esista”, vacilla… Curiosità: anche i filippini trasformati in ridicole macchiette presenti nel film hanno, per il novello regista, un che di cristologico, o forse ci sono migranti di prima e di seconda categoria?