TRAMA
Carmilla, una studentessa di giornalismo, conosce dei ragazzi che partecipano a un gioco di ruolo chiamato “Sangre Eterna”. Il gruppo, durante un festino a base di alcool e droga, incontra Dahmer, un uomo bizzarro che pratica riti di vampirismo e comincia a influenzare i ragazzi.
RECENSIONI
Cinema & Giochi di Ruolo
Siamo stati più volte invischiati in giochi virtuali che sembravano realtà e realtà che erano invece elaborazioni di sintesi, ma il cinema si è raramente inserito nel mondo assai frequentato dei giochi di "ruolo"; quelli in cui si interpreta, appunto, il ruolo di un'altra persona e la si fa interagire con un mondo di pura immaginazione, dove i limiti sono dati dalla fantasia dei giocatori e dalle regole decise in precedenza. Carte, dadi a varie facce e matite, sono gli strumenti da utilizzare e la competizione si disputa sotto gli occhi di un arbitro, chiamato Master, dal giudizio inappellabile. Il giovane cileno Jorge Olguin tenta di fondere il gioco con l'horror, ma si lascia un po' prendere la mano ed eccede in effetti ed effettacci perdendo di vista la narrazione. Le immagini, curate e ricercate, ricalcano i videoclip e si sprecano rallenty, velocizzazioni, luci stroboscopiche, dettagli in primo piano; il montaggio, anche sonoro, imprime ritmo e mordente all'azione; l'azione, invece, ha un andamento ondivago: costruisce situazioni tutt'altro che singolari, ma intriganti, e si arena in uno stallo narrativo dove un'insistita atmosfera di tenebre e vizio (da pubblicità di superalcolici, per intenderci) finisce per soffocare i personaggi. L'epilogo, con malcelata furbizia, lascia aperta la strada a ogni possibile interpretazione, optando per un'ambiguità che è diventata marchio di fabbrica del genere. L'ambientazione a Santiago del Cile non aggiunge molto al racconto e il gruppo di ragazzi protagonisti sconta una caratterizzazione un po' di maniera: l'equazione "dark, tatuaggi, piercing" = "più cattivo che buono" non brilla infatti per originalità. Divertenti le virate splatter e davvero riuscite le creature vampiresche che, nonostante la smaccata artificialità di trucco e dentiere, sono particolarmente mostruose e riescono nell'intento di spaventare. Il pregio maggiore del film è quello di comunicare l'intensità con cui può essere ludicamente vissuta la realtà attraverso un gioco di "ruolo", ma lo spettatore ha modo di accorgersene troppo tardi, quando buio e flash onirici hanno malauguratamente prodotto il calo della palpebra. Non male, comunque, il retrogusto.
