Commedia, Drammatico, Sentimentale

SAMBA

Titolo OriginaleSamba
NazioneFrancia
Anno Produzione2014
Durata118'
Tratto dadal romanzo di Delphine Coulin

TRAMA

Le vicissitudini del “buon selvaggio“ Samba, immigrato clandestino.

RECENSIONI

Dopo il trionfo internazionale di Quasi amici, Toledano e Nakache tornano alla ribalta adattando il romanzo di Deplhine Coulin Samba pour la France.
Il film precedente aveva suggellato l’affermazione, poi divenuta tentacolare, del Feel Good Movie, un sottogenere, una formula, commercialmente redditizia, che continua a partorire mostri (tra gli ultimi: Non sposate le mie figlie e La famiglia Bélier). Non paghi, con Samba l’impavida coppia tenta strade più impervie: quelle della commedia drammatica, realista e sociale.
Il fallimento è totale e senza appello: la favola non diverte e non commuove e la morale della favola è… moralmente abietta.

Se nella prima parte il racconto procede corretto lungo i binari di un realismo sociale spuntato, inoffensivo (il modello è il Ken Loach degli anni Ottanta e Novanta) ma passabile, pur dovendo far astrazione dell’improbabile accento del detestabile Omar Sy, delle occhiaie scolpite da Dior dell’insonne Charlotte e del peloso paternalismo tardo-colonialista che già ammorbava Quasi amici, è nella seconda parte che Toledano/Nakache toccano, moralmente ed esteticamente, il fondo, cospargendo sulle potenziali asperità della storia (già ampiamente devitalizzate) una coltre di melassa stucchevole al solo odore. Ed è un trionfo di ammiccamenti (la coppia Rahim/Higelin è da denuncia), di tensioni ricattatorie, d’inopportune, inutili, interminabili parentesi comiche piazzate a caso, giusto per deresponsabilizzare lo spettatore.
L’irritazione sale, accompagnata da un’impressione che divien certezza: la pseudo-missione, “denunciar ridendo”, è un miraggio oltre il quale affiora, limpido, un “porelli ma tantochissene” da stigmatizzare senza se e senza ma.