Drammatico

SALVADOR – 26 ANNI CONTRO

Titolo OriginaleSalvador
NazioneSpagna/ Gran Bretagna
Anno Produzione2006
Durata134'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Uno degli esponenti del MIL, il Movimento Iberico di Liberazione, Salvador Puig Antich, dopo una serie di colpi effettuati nelle banche spagnole e in seguito ad azioni di stampo rivoluzionario, viene catturato dalla polizia franchista. La vita carceraria che lo separa dalla condanna a morte per atti violenti contro lo Stato diviene occasione per rievocare il suo percorso esistenziale ai tempi della Rivoluzione._x000D_

RECENSIONI

Dal nero dell’immagine iniziale in absentia, paradossalmente (ma forse no) la cosa più bella del film, emerge la voce del personaggio centrale della vicenda narrata dalla pellicola, Salvador Puig Antich, e con essa oltre al riaprirsi di un capitolo (ri)consegnato all’oblio della Storia, riaffiorano le sensazioni legate a indimenticabili pagine di antitotalitarismo. L’impressione generale è che Huerga utilizzi in maniera enfaticamente strumentale il mezzo cinematografico come antidoto contro il deterioramento della memoria storica componendo un ritratto storico fin troppo addensato sulla figura individuale dell’eroe. Insospettisce in sostanza l’agiografismo col quale il regista insiste sulla sagoma onnipresente del revolucionario Puig Antich, sul suo volto catturato da qualsiasi inquadratura, azzerando progressivamente (e acriticamente) la distanza tra l’obiettivo e l’oggetto della visione, offrendone dunque un prodotto visuale distorto, allargato, quasi ingombrante. Rilevante la frattura stilistico-espressiva tra un primo blocco narrativo costruito su un movimentato ordito di flashback in voice-over, scandito anche da pleonastici momenti sentimentali (perché la Rivoluzione pur non essendo un pranzo di gala, pretende i suoi giusti episodi di romanticismo) nei quali profondere le note inutilmente bellissime di Leonard Cohen e Bob Dylan, e una seconda tranche che ricompone la vivace frantumazione “noirizzata” della prima parte in una linearità che segue implacabilmente ogni segmento della vita del (a questo punto) santo, rivoluzionario, liberatore della patria contro l’incubo franchista (fantasma iconografico costantemente richiamato), dal momento della cattura all’istante dell’ultimo giro di vite della garrota. Se lavorare sulla discrasia, sottolineando la differenza di peso temporale, incommensurabile tra “il tempo della rivoluzione” - l'azione - e “il tempo della prigionia” (luogo di efficacemente lugubre illuminazione fotografica) - il dramma - significa, in virtù di quello scarto, restituire la percezione di un’agonia, sfugge a un possibile ricompattamento di un’opera in sé scollata l’esigenza da parte di Huerga di somministrare agli occhi dello spettatore lo stillicidio prolungato di minuti della vita di Salvador Puig Antich, pur negli interessanti squarci di umanità (l’amicizia col secondino fascista, la pietas familiare, il difficilissimo rapporto col padre, giocato tutto sulla melanconia rassegnata degli sguardi), fino all’estremo sospiro durante l’esecuzione. E non si ricongiunge, a rigor di logica di linguaggio cinematografico (altrimenti, per carità..evviva i film girati in totale assenza di ricongiunzioni!) per così come è posto, neppure il montaggio alternato del macabro rondò della m.d.p. intorno a vittima e carnefici e della sorellina nel campo di basket, se non come richiamo astratto di una morte presentita, evocata, annunciata, quando dall’altra parte non intuiamo niente ma tutto vediamo, fino agli ultimi spasmi del corpo morente di un martire della Rivoluzione. Siamo ovviamente coinvolti in questo gioco al massacro non come semplici testimoni, complici non scagionabili della Storia - le intenzioni semantiche del regista si impongono e si dilungano con enfasi gratuita - ci chiediamo fino a che punto sia lecito insistere. Concludendo, sui titoli di coda appaiono sequenziali riquadri con le Twin Towers, Bin Laden, Guantanamo, tanto per non sottrarsi al piacere di generare presunta attiguità concettuale e disunità linguistica organizzata. Più che un film, un elaborato atto di beatificazione filmato.