Drammatico, Recensione

SAFE (1994)

Titolo OriginaleSafe
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1994
Durata119’

TRAMA

San Fernando Valley, 1987: una ricca donna accusa degli strani malesseri. Il medico non riscontra nulla.

RECENSIONI

Un thriller ecologico-filosofico che vive nel mistero e muore di ambiguità. Todd Haynes prima prova un sottile disgusto per l’alta società ed il suo surplus, poi sembra sposare la causa ambientalista, mettendo in guardia contro l’inquinamento chimico e la vita stressante. In seguito ridicolizza gli estremismi da ipocondriaci dei salutisti. Infine, come fosse il colpo di scena di un giallo, rinviene la nuova causa dell’allegorico malessere della protagonista in un più generico male di vivere con mancanza di autostima e d’amore. Arriva ad irritare sventolando più bandiere nel substrato ideologico. Gli “assassini” sono l’ambiente di plastica e la falsità dei rapporti partoriti nel benessere? L’ipersensibilità alla violenza operata dall’uomo alla Natura è solo un sintomo? Forse il tutto è solo un’allegoria della peste del secolo, l’Aids, propagatasi per mancanza d’amore e conseguente abbassamento delle difese naturali del corpo in simbiosi con l’ecosistema. Oppure uno sguardo critico sui costumi degli anni ottanta. È affascinante la figuratività alla Antonioni, che rende espressivi gli ambienti: ritratti paradisiaci (per la comunità “rigenerativa”) o asettici, fotografati al “neon”, con un verde ospedaliero dominante (per il malessere). Estendendo al contenuto tematico la struttura dei gialli a scatole cinesi che depistano sul colpevole, Haynes genera non poca confusione, ad esempio riguardo alla protagonista: è un’eroina perché ha il coraggio di cambiare vita o una catatonica vittima del moderno, pronta a farsi lobotomizzare dal primo santone di passaggio? Fondamentale il commento sonoro alienante ed angosciante, che trasforma due scene banali (la tosse per lo smog e la permanente dalla parrucchiera) in vere e proprie scene horror: ricordano il primo Cronenberg.