RYSA

Anno Produzione2008

TRAMA

Tra i regali di compleanno, una docente di ornitologia scova un VHS contenente un’intervista destinata a riaprire una ferita e a crearne di nuove.

RECENSIONI

Come già, in tempi recenti, Caché di M. Haneke, Michal Rosa imbastisce un racconto destinato a scuotere la coscienza del proprio paese, la Polonia, facendo riaffiorare pagine rimosse della Storia (lo spionaggio, i legami col KGB etc.) nella parabola esistenziale di una coppia: Joanna e Jan. La prima scopre che forse il marito è stato un agente segreto al soldo dei sovietici, incaricato di seguire le attività del padre della donna. Il matrimonio stesso sarebbe stato un abile escamotage per facilitare il lavoro a Jan.
Joanna, letteralmente, si dissolve nel sospetto; il tarlo del dubbio prima la spinge all’azione, poi all’inedia, ne fagocita l’anima. Come Amleto, va alla ricerca di ciò che non vuole sapere e, alla fine, si renderà conto che la ricerca stessa è inutile: che Jan, che rigetta ripetutamente ogni accusa, sia colpevole o meno poco importa, Joanna ha dubitato e dubita di una persona amata, questo basta a scegliere di lasciarsi morire. Il disagio diviene esistenziale, pura angoscia di vivere: non c’è più nessuno, al mondo, che “meriti” la sua presenza. Abbandona la “prigione” familiare e tenta di ritornare in sé, di recuperare la sua immagine, aggrappandosi alla sua storia, alla sua memoria, ricordi e frammenti di vita autentici sui quali non è dato dubitare.
Formalmente raffinato (dalla fotografia al décor), narrativamente efficace e interpretato da una coppia di attori affiatati, discutibile soltanto nelle banali scelte musicali (l’inflazionato Satie), Rysa è probabilmente l’unica opera degna di nota delle Giornate degli Autori 2008.