TRAMA
L’acerrima rivalità, negli anni settanta, fra i piloti di Formula Uno Niki Lauda e James Hunt. Nel 1976, il campione del mondo Lauda subì un grave incidente, permettendo ad Hunt di rimontare la classifica.
RECENSIONI
Il circuito della Vita
Lo sceneggiatore Peter Morgan (I Due Presidenti, The Queen, L’Ultimo Re di Scozia) ama lo scontro fra caratteri antitetici, la drammatizzazione di eventi storici, il climax cronachistico raramente sorprendente, soprattutto nell’evoluzione del sottotesto. Frost/Nixon e Rush, però, sono un discorso a parte: pilotati dal classicista fuoriclasse Ron Howard, si arricchiscono di sfumature attraverso il linguaggio cinematografico (montaggio, dettagli, direzione degli interpreti, etica dello sguardo), con un incalzante ritmo drammaturgico che infirma vuoti e convenzioni, secondo un’estetica personale portata da Howard a maturità, all’incirca, in zona A Beautiful Mind. Se Hunt e Lauda sono le due facce dello stesso sport, Howard non s’ingolfa nel gioco agonistico e, alla pista dei gran premi, preferisce il circuito della Vita: li restituisce come figure archetipiche, interrogandosi sulla loro natura di vitali corteggiatori della Morte, di dissimulati imprenditori della Velocità, di sacerdoti della Macchina, di ribelli con una Causa. Mentre si assicura il fascino di caratteri anticonvenzionali ed eversivi (ottima metamorfosi di Daniel Brühl, prova non monolitica di Chris Hemsworth), percorre due corsie, concede ad entrambi l’Io narrante, esaltanti vittorie, ombre e luci e compone, con ogni probabilità, la miglior pellicola sul mondo delle auto da corsa, pur dovendo gareggiare con titoli quali Grand Prix di John Frankenheimer, il sottovalutato Betsy di Daniel Petrie, I Diavoli del Grand Prix di Roger Corman e Un Attimo, una Vita di Sydney Pollack. Perché entra nella mitologia senza mitopoiesi, trasforma lo Sport in onnicomprensivo scenario esistenziale, dove le uniche coordinate sono meccanica e follia, ovvero razionalità e istinto, trovando in Lauda e Hunt i campioni rappresentativi, spronati a migliorarsi, fino all’eccesso, dalla competitività. Il commento sonoro con venature tetre è in contrasto con la sicurezza di sé del calcolatore Lauda e la spavalderia del passionale Hunt: aspetta gli Icari al varco tracciato da uno Sport (la Vita stessa) che esige dai coraggiosi/dissennati il rush finale, lo sforzo immane che dia Senso.
