TRAMA
Phnom Penh. Il giovane Phirun lavora nel contesto degradante di un cantiere edilizio, Sovanna è una prostituta sfruttata in un bordello: il loro incontro è preludio di una fuga insieme e della possibilità di un amore.
RECENSIONI
I due registi australiani, Michael Cody e Amiel Courtin-Wilson, citano espressamente lInferno di Dante (Quanto la cosa è più perfetta, più senta il bene, e così la doglienza) per spiegare il loro film impressionista girato in Cambogia: in effetti, questa Phnom Penh si presenta come girone dantesco ripresa spesso con camera traballante e grande attenzione ai dettagli, con pochi momenti di narrazione tradizionale che si alternano alle numerose parentesi rarefatte e visionarie (tra le migliori, una lunga inquadratura che cattura le stelle del cielo cambogiano). A metà tra documentario e fuga damore nella Natura che si vorrebbe malickiana, il film ha lobiettivo palese di evocare una storia basata sulla sola sensazione (la sceneggiatura è nata da pochi appunti), il risultato è una studiata successione di riprese in cerca dellimpatto visivo. Peccato che alcune siano riuscite, seppure derivative, altre piuttosto banali e di maniera (per tutti: il ruolo di acqua e fuoco), peccato che lesile intreccio si limiti allennesimo incontro tra due solitudini. Phirun e Sovanna sono giovani, disperati, alla deriva, sopravvivono tra violenza e sfruttamento ma insieme possono costruire unipotesi diversa, quella della condivisione. Le lenitiva sequenza finale, i bambini che accolgono la coppia ormai formata, non basta a riscattare la prevedibilità complessiva.
Premio speciale della Giuria nella sezione Orizzonti, ma paradossalmente di Courtin-Wilson si preferisce il corto nel progetto Venezia 70 Future Reloaded: quello in cui, in soli 96 secondi, impressiona davvero un volto da un altro tempo, da un altro mondo.
