Drammatico, Recensione

ROSA LA CHINA

NazionePortogallo, Spagna, Cuba, Francia
Anno Produzione2002
Durata102'

TRAMA

Una soap radiofonica: “Rosa la China” riporta nella Cuba degli anni ’50. Un torbido triangolo tra Rosa, suo marito Dulzura, l’amante Marcos.

RECENSIONI

Una voce vellutata ed ironica traghetta da un campo stretto d'una radio a valvole nell'atmosfera calda e colorata della notte cubana che fu, nel locale La Trompeta. Un losco giro di droga e amore, legami familiari che vanno a rotoli, disgrazie varie che culminano in un triplo suicidio/omicidio. Quanto riesce a reggere l'idea di rivisitare la soap, non solo quella radiofonica, è evidente dalle prime immagini, con una spruzzata di ironia ma tenendo fede allo spirito d'epoca? Bisognerebbe confrontare "Rosa la China" con l'ultimo lavoro di Todd Haynes ma in effetti l'opera di Valeria Sarmiento perde miserrimamente il confronto, incapace com'è d'infondere nuova linfa in uno schema-canovaccio già ampiamente vittima di parodie e rivisitazioni. Prendere seriamente i presupposti costruttivi di un "genere" devitalizzato mette a confronto una densa varietà di stilemi e moduli ad alta codifica, senza pietà in questo caso si naufraga nella ripetitività, nel luogo comune né rivissuto né ironizzato nella "rappresentazione del luogo comune". Dolorosa sensazione di volere-e-non-potere da ascriversi totalmente alla regista e sceneggiatrice (con Josè Triana) che seppure piuttosto accurata nell'impianto visivo non riesce a combinare nulla d'altro di buono.