
TRAMA
Corrotto da fama e successo, il campione mondiale dei pesi massimi Rocky Balboa s’indebolisce nello spirito e perde clamorosamente un incontro. Decide di risalire la china recuperando i valori iniziali.
RECENSIONI
Il secondo capitolo aveva una sua ragione d’essere come copia carbone: alla terza tappa il tentativo di Sylvester Stallone di operare l’ennesima variazione sul racconto, con medesimi temi e situazioni, è artificioso, morte di un comprimario compresa (con annessi patetismi). Apprezzabile il tentativo dell’attore-autore di trasferire nel personaggio l’autobiografia della propria vita artistica: quando deve mostrarne l’apice della fama, mescola alla finzione sue vere comparsate televisive, passando dall’essere testimonial di un telethon, all’apparire con i Muppets, dal ricevere dal sindaco le chiavi della città a pubblicizzare birra (compresa la statua che, poi, donò alla città di Philadelphia). Funziona a livello spettacolare e di pancia ma ci si sente presi in giro. Poi però parte “Eye of the tiger” dei Survivor e l’animo si accende. Debutto cinematografico di Mr. T, poi prestato alla serie A-Team, e del wrestler Hulk Hogan (con cui Rocky combatte per beneficenza).
