Fantascienza, Recensione

ROBOCOP 3

NazioneU.S.A.
Anno Produzione1991
Durata104'

TRAMA

Detroit: l’OCP, guidata da una multinazionale giapponese, sfratta un intero quartiere per costruire un centro residenziale. Alcuni abitanti si danno al terrorismo. Robocop, valutata la situazione, decide di unirsi a loro.

RECENSIONI

Siamo sempre lontani dal feroce sarcasmo, dalla feconda ambiguità ideologica, dall’inventiva del primo capitolo firmato da Paul Verhoeven, ma ad un passo avanti rispetto al secondo, moscio episodio firmato da Irvin Kershner: Fred Dekker, che proviene dall’horror comico, è un grande fan di fumetti e, unendo le forze al noto autore della Marvel Comics Frank Miller (il cui script, tradito ed edulcorato, s’è rifatto con l’uscita dell’omonimo fumetto), sforna un prodotto tanto spettacolare quanto senza pretese, che fa bene il suo mestiere (Dekker: “Abbiamo cercato di umanizzare l’eroe e di non esagerare con la violenza (…). È un film a fumetti: potrete farlo vedere ai bambini tranquillamente”). L’azione e la tensione sono privilegiate rispetto all’ironia che, comunque, quando fa capolino (viene inserito anche un divertente cartone animato) è buona (la gag dei suicidi dei colletti bianchi). Ci si concentra su di una guerriglia urbana violenta e d’effetto, senza annotazioni (pseudo)intelligenti o ambizioni di critica sociale ed evitando di giocare (per fortuna) la carta demenziale: tutto è molto “fisico” e distrae da un racconto-fotocopia dei precedenti capitoli, fra crudele OCP, il robocop che si ribella, un morto da vendicare, le multinazionali più pericolose dei delinquenti e così via. Gli ingredienti nuovi sono la marcata giappo-fobia, gli antagonisti ninja-androidi (deludenti, poco epici gli scontri con robocop) e il robocop volante. In fondo, siamo ancora dalle parti del western: vedi la rivolta finale della società civile contro la prepotenza del potere economico, da leggere come gli “sfrattati” vs. i latifondisti del cinema di frontiera. Un giocattolo simpatico, girato nel 1991, uscito solo nel 1993 per problemi produttivi, con scarsi esiti al botteghino che hanno ucciso la carriera del regista.