Documentario

ROBINSON IN RUINS

Titolo OriginaleRobinson in Ruins
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione2010

TRAMA

RECENSIONI


Andando a completare una trilogia “crusoeiana” caratterizzata da una riconfigurazione del principio del regard éloigné (lo sguardo di un “straniero” rivela le bizzarrie del nostro sistema) in chiave epistemologica ed enciclopedica (le puntuali riflessioni di Robinson sulle origini della crisi e sulle aberrazioni del liberalismo avanzato), Robinson in Ruins è una delle opere più concettualmente ricche e esteticamente seducenti viste alla 67° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, oltre che uno dei saggi più illuminanti che siano stati concepiti per tentare di reperire le origini storiche, economiche e sociali della contemporanea crisi dell’Occidente. La lettura piana e implacabile di Venessa Radgrave, voce associata alle tracce visive lasciate in eredità alla contemporaneità dall’erudito e misteriosamente scomparso professor Robinson (strade deserte, paesaggi di campagna, fabbriche dismesse) carica le immagini di un valore semantico illuminate, tra la topografia (si parla di eventi accorsi in luoghi di cui intravediamo alcuni scorci) e la simbologia (ragni che tessono la loro tela mentre la voce over rende conto delle perdite degli azionisti l’indomani della crisi finanziaria…). Così, i saperi si depositano, s’incrostano o si espandono, come macchie bianche sulle mura umide (immagine-metafora ricorrente), su immagini nude, rovine della vecchia Albione. Il visivo è l’enigma che il sonoro s’incarica di risolvere, tra citazioni testuali (genialmente associate al dettaglio di una cassetta postale), riflessioni spurie e puntuali ricostruzioni storiche. Robinson in Ruins è in sostanza uno strepitoso esempio del valore testimoniale del cinema, una macro-rovina che Keiller, come il suo doppio diegetico Robinson, trasmette alla posterità.