Fantascienza, Recensione

RITORNO AL FUTURO PARTE III

Titolo OriginaleBack to the future part III
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1990
Durata118’

TRAMA

Marty raggiunge Doc, bloccato nel Far West del 1885, perché scopre che sarà ucciso da un bandito. Ma Doc si innamora di una maestrina e la macchina del tempo si rompe: hanno bisogno di un treno per tornare nel futuro.

RECENSIONI

Stesso schema, personaggi, interpreti, situazioni ed espedienti dei precedenti capitoli: una continua autocitazione che, tutto sommato, è debolezza ma anche forza di un’opera che, così, ispira familiarità e simpatia. Certo l’idea della collocazione “western” da parodiare lo impoverisce, in quanto è un genere già di per sé molto codificato, ma rimangono le trovate divertenti (Marty che, incontrando gli avi del vecchio West, dice di chiamarsi Clint Eastwood) e il ritmo lesto di una formula vincente quanto facilmente clonabile (sceneggiatura di Bob Gale, su soggetto suo e dello stesso Zemeckis), anche se in un contesto che detta toni più umanistici e colori seppia. Più protagonista che mai con una buffa storia sentimentale con Mary Steenburgen (che ricopre, volutamente, lo stesso ruolo di L’Uomo Venuto dall’Impossibile di dieci anni prima), è sempre imprescindibile la contagiosa stramberia del personaggio di Christopher Lloyd. Girato simultaneamente a Ritorno al Futuro parte II (montato mentre si girava il terzo) di cui, narrativamente, è una diretta continuazione, guadagna in compattezza drammaturgica e perde in vivacità, bollicine, situazioni spassosamente imbarazzanti.