Drammatico

RIFLESSI SULLA PELLE

Titolo OriginaleThe reflecting skin
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione1990
Durata99’

TRAMA

Anni quaranta: il piccolo Seth vive nella pianura canadese, circondato da adulti squallidi, ai limiti della follia. Replica la loro crudeltà con gli animali e con una donna inglese che crede una vampira.

RECENSIONI

L’esordio registico dello scrittore Philip Ridley si specchia perfettamente nei suoi racconti gotici per l’infanzia e nella sceneggiatura de I Corvi di Peter Medak: un linguaggio semi-onirico (o) iperrealista, il pessimismo che mostra e si esprime attraverso la malvagità dell’uomo, un complesso apologo sulla morte dell’innocenza che, portato alle estreme conseguenze, identifica l’innocenza con l’Inferno. La prima età custodisce il seme dell’animale più feroce, l’unico che fa del male ai propri cuccioli: il mondo adulto che circonda e influenza Seth è già imbruttito dalla vita, dai suoi risvolti più penosi. “Qualche volta le cose più terribili succedono nel modo più naturale”. Il cucciolo umano re-inscena la tragedia che lo circonda: il primo atto è la crudeltà verso gli animali; il secondo è negare l’evidenza dei fatti per coltivare un incubo personale (l’irragionevole lotta contro il vampiro). Nel terzo atto c’è la lotta fra Male e Amore: mentre il primo travasa da grandi a piccoli contenitori in una spirale di violenza senza via d’uscita, il secondo entra in scena come salvifico. Ma Ridley non cerca scorciatoie: gli dà voce per poi negargliela, la ferocia dell’infamia vince sullo stesso spettatore, per il quale l’Amore giace infine ambiguo (succhia il sangue o lo lava?). L’urlo finale è uno dei momenti più agghiaccianti della storia del Cinema, proprio perché va a toccare il luogo della purezza (l’infanzia) e, allo stesso tempo, lo carica di un dolore esistenziale che nel nostro immaginario non dovrebbe appartenergli. Altre figure simboliche sono felicemente indecifrabili (le due gemelle che emettono strani versi, il feto mummificato), tutto feconda l’amara riflessione sull’esistenza, sulla sua atrocità riflessa nell’invecchiamento, i cui riflessi “argentei” possiamo vedere, anche, sulla pelle di un altro Seth, figlio della bomba di Hiroshima. Cullata dal commento sonoro e dalla fotografia pittorica, con echi fra infanzia e fantasy horror di Lo Spirito dell'Alveare, l’oscurità risuona più potente.