Documentario, Recensione

REQUIEM FOR DETROIT?

Titolo OriginaleRequiem for Detroit?
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione2010
Durata78'

TRAMA

Detroit era la quarta città più grande d’America. Con il suo innovativo sistema di periferie, autostrade e centri commerciali è stata l’incarnazione del sogno americano. Fondata sull’industria automobilistica, è stata anche teatro dello scontro tra il sindacato e le tre più grandi case automobilistiche: Ford, Chrysler e General Motors. Ora, come case e uffici abbandonati, fabbriche dismesse, strade fantasma, criminalità e atti vandalici, è diventata l’emblema di un sistema economico in crisi. Ma esiste ancora una speranza. (Dal catalogo del TFF)

RECENSIONI

Canto funebre su una città spopolata e devastata, il documentario televisivo di Temple rovista tra le macerie della 'prima città post-americana' arrangiandovi un dolente requiem del sogno americano ed esplorandone i relitti (post)industriali, le colossali lapidi arruginite, le stalattiti di lamiera informi e letali. La rigogliosa Eldorado automobilistica di un tempo è divenuta la prima capitale criminale e polveriera razziale degli Stati Uniti, sommo emblema della crisi recente: Detroit, ancora dilaniata da un apartheid dell'anima, sanguina come uno squarcio di Terzo Mondo nella patria del benessere consumista, si lascia rimirare, esemplare cicatrice dell' illusione fordista, affondata in un abisso di highways deserte e grattacieli cavi, incancrenita in un inferno di fabbriche dismesse e scuole abbandonate. Temple, davanti a cotanto sfacelo, proietta i filmati del fiorente passato sulle facciate cadenti degli edifici del presente, sveltisce con una certa impazienza la cronaca della decadenza, ritma, in modo forse troppo roboante, una sinfonia industrial  composta di sirene e schianti d'auto, arroventata dalla furia degli Stooges e dal groove di Derrick May, affidando ai rumori e ai suoni della (storia della) Motown il compito di contrappuntare le interviste ad alcuni detroitiani esemplari - il direttore della General Motors, il poeta John Sinclair, l'attivista Grace Lee Boggs, Martha Reeves delle Vandellas. Il piglio di Temple, sedicente punk, è rabbioso e sincopato, il documentario urgente e febbrile,  ma si risente della sintesi costipata (meno di 80 minuti) nel numero limitato di scelte musicali e intervistati (assente Jeffrey Eugenides, già coinvolto in Benvenuti a Detroit, precedente italiano di Andrea Salvadore). Il requiem non può dirsi fedele alle innumerevoli identità di Detroit, eppure, per chi non conosca la lancinante parabola di questa città-fantasma, il pur imperfetto reportage resta documento imponente, senz'altro da recuperare.