Fantascienza, Recensione

REPO MEN

NazioneU.S.A.
Anno Produzione2008
Durata111’

TRAMA

2025. Remy e Jake sono recuperatori di organi per conto della Union: uccidono chi non paga ed estraggono l’organo. Quando a Remy è trapiantato un cuore dopo un incidente, però, cambia prospettiva perché non è più in grado di pagare e di uccidere.

RECENSIONI

Eric Garcia aiuta Garrett Lerner, sceneggiatore del Dr. House, a trasporre il proprio romanzo: dopo i suoi Matchstick men di Il Genio della Truffa, ecco i Repo Men con immancabili similitudini, soprattutto nel tema del recupero della propria umanità per un protagonista perso nel proprio lavoro. L’esordiente Miguel Sapochnik, però, inglese di origini argentine che proviene dai video musicali, non sa valorizzare al meglio lo script e non è in grado di dosare la miscela di commedia e dramma, arrivando a confondere le scene e lo spettatore che non sa più distinguere fra una battuta seria per ridere o una scena ilare molto drammatica. Ci sono l’Io narrante noir di un protagonista fissato con il paradosso del gatto di Schrödinger, l’iconografia distopica alla Blade Runner, ovvero tanto Dick passando per Total Recall e Cronenberg, idea motrice non travolgente (l’agenzia di recupero “crediti” con assassini), e un apologo morale, sul mettersi nei panni degli altri, che funziona poco nel momento in cui Sapochnik calca troppo l’iniziale indifferenza sadica del protagonista (quando cambia opinione lo scarto è talmente grande da denunciare la mancanza di una vera maturazione). Per il resto, il regista preferisce mettere in scena il nuovo amore (con punte di acido verso le ex di separati con figli), la fuga e tanta azione fino all’assurdo finale, citazione di Old  Boy, con i colletti bianchi della Union che, guarda caso, sono tutti combattenti (c’è un motivo). Previa bella scena di una macchina da scrivere che schiaccia una testa di cazzo, arriva anche un brano da antologia, cronenberghiano zona Crash, il finto amplesso nel cuore della Union, con lettura “interna” di organi, penetrazione e gridolini di dolore. Anche il finale amaro a sorpresa, stile Brazil (su piccolo schermo, infatti, s’intravede Monty Python – Il Senso della Vita) è inatteso. Girato nel 2008, uscito nel 2010.