TRAMA
L’amico Moose (ex-militare nel plotone “Renegade”), incarcerato ingiustamente, chiede a Luke, vagabondo su jeep con cavallo, di accompagnare suo figlio nella proprietà di “Green Heaven”, vinta al gioco, e difenderlo dalle angherie di Lawson, che vuole prendere possesso di tutta la vallata.
RECENSIONI
Abbonato a pellicole gioviali, banali, prevedibili ma simpatiche, Terence Hill torna su grande schermo sostituendo il compare Bud Spencer con suo figlio Ross (non un gran attore e tragicamente morto poco dopo), ma il tipo di umorismo non muta: di grana grossa, buonista (alla violenza è preferibile la furbizia), “per famiglie”, si dice. Contrapposizioni manichee, un pacioso e divertente personaggio protagonista simil Lucky Luke (Luke è il nome del personaggio, con inseparabile cavallo, e Hill interpreterà la creatura di René Goscinny più avanti), passaggi inverosimili, qualche messinscena ingenua (il cielo stellato palesemente finto), scazzottate immancabili e il meccanismo del buddy-buddy movie litigioso che mette, al di sopra di tutto, il valore dell’amicizia. Particolarmente a corto di idee sia Hill (co-autore del soggetto) sia lo sceneggiatore (Marco Tullio Barboni), che non solo ripescano il vecchio tema western del terreno da difendere dal cattivo latifondista, farcendolo con un poco di road-movie (al sound di un rock sudista: ‘Call me the breeze’ e ‘Simple man’ dei Lynyrd Skynyrd) e di Carta che Vince, Carta che Perde (meravigliosa, dimenticata commedia di Irvin Kershner del 1967) per il tema dei compagni truffaldini, ma (una citazione?) ripropongono anche la comunità di mormoni già vista in Lo Chiamavano Trinità. In fondo, con esterni statunitensi (Arizona), il film non è che una sovrapposizione di quest’ultimo a Mister Miliardo. Robert Vaughn (secondo nome nei titoli di testa) si vede solo nel finale; il campo lungo su decine di bikers americani è un bel colpo d’occhio.