Animazione, Recensione

RENAISSANCE

NazioneFrancia, Gran Bretagna, Lussemburgo
Anno Produzione2006
Durata105'

TRAMA

Parigi, anno 2054. Il rapimento di una giovane e bella ricercatrice, Ilona Tasuiev, crea ulteriore scompiglio in  una città sempre più caotica, dove la politica e l’economia sono dominate dalle strategie commerciali di Avalon. Avalon è una multinazionale specializzata nel settore genetico, campo in cui qualcuno ha già intrapreso esperimenti un tempo inimmaginabili. Un duro come l’agente Karas, grazie ai suoi metodi, intuisce presto che il nesso tra tali esperimenti e la sparizione della ragazza porterà a galla altre verità, altri segreti…

RECENSIONI

Parigi cyberpunk

Dopo le “rotoscopiche” visioni di Richard Linklater (Waking LifeA Scanner Darkly) e dopo Sin City di Robert Rodriguez e Frank Miller, arriva il film che per quanto concerne simili esperimenti costituisce già un approdo importante, tanto a livello tecnico che a livello estetico. L’integrazione tra riprese dal vivo e animazione digitale raggiunge qui esiti particolarmente seducenti e sbalorditivi. In questo caso i movimenti degli attori sono stati ripresi con la tecnica sempre più in voga del Motion Capture, che ha permesso poi di trasferirli sul piano dell’animazione, caratterizzata nella circostanza dalla scelta di un bianco e nero fortemente contrastato. Nulla di più appropriato, per un film come Renaissance: particolarmente funzionali al progetto sono proprio quei tagli di luce netti, taglienti, come anche le espressioni facciali e le pose dei personaggi, che attraverso il processo sommariamente descritto si convertono da figure in carne ed ossa ad icone degne di un fumetto cyberpunk. Qualcuno potrebbe contestare proprio questo, l’assoluta classicità del prodotto finale. Una classicità rapportata ovviamente all’acquisizione, da parte dell’immaginario collettivo, di quelle monumentali visioni della fantascienza cinematografica più o meno recente, in cui la visione della metropoli futuristica si sposa con una miriade di ritagli post-moderni codificati secondo le più svariate poetiche di genere. Il noir tende qui ad essere, tra i diversi generi cinematografici, un punto di riferimento essenziale. Lo è anche per Christian Volckman, astro nascente dell’animazione digitale europea, e per il suo staff di validissimi collaboratori. Quanto cerchiamo di dire è che il fascino di Renaissance non va cercato nell’originalità, obiettivamente scarsa, del soggetto. Sono invece le variazioni su un tema abusato ma ancora incredibilmente vitale a confondere e soggiogare lo sguardo. L’indagine del detective Barthélémy Karas cattura proprio in quanto assorbe e restituisce in forma altra le convenzioni del noir in salsa Sci-Fi, integrandole con una scenografia virtuale dallo straordinario impatto visivo. Non mancano quei topoi, la cui presenza è quasi imprescindibile, come ad esempio gli schermi giganteschi che monopolizzano i cieli della città, stile Blade Runner. C’è poi una multinazionale, Avalon, interessata a pericolosi esperimenti genetici. Ci sono mondi simulati e tecnologie militari all’avanguardia. Ma fa già un certo effetto vedere tutto questo in una Parigi futuribile, dove i monumenti tradizionali quasi si fondono con avveniristici innesti architettonici. Un gran lavoro in quanto ad integrazione tra fondali ricreati al computer e movimenti dei personaggi, dunque, ma i pregi di Renaissance vanno oltre. Si estendono infatti ad una impostazione fotografica talmente curata, da esaltare quel sottile ordito di trasparenze, di luci riflesse, di interventi sulla profondità di campo, che uno difficilmente si aspetterebbe di trovare in un lavoro di animazione, per quanto sperimentale. E invece Volckman è riuscito a mettere a frutto un complesso lavoro durato anni, regalandoci infine una Parigi ciberbunk dal volto enigmatico e sfuggente.

                                                        Stefano Coccia