
Giunto alla sua 55ma edizione, il Festival dei Popoli, la rassegna di film documentari più antica d’Europa, rilancia la sua idea di una kermesse puntata sull’attualità e sui mutamenti in atto nella società, attraverso un percorso che si snoda attraverso diverse sezioni.
_x000D_Presieduto da Marco Pratellesi e diretto da Alberto Lastrucci, il Festival è parte della 50 giorni di cinema internazionale a Firenze, iniziativa più unica che rara nel panorama festivaliero italiano, che consegna alla città, per quel periodo di tempo, una decina di iniziative variegate, per approccio e per proposte (rassegne che spaziano dal cinema francese a quello indiano, dai queer movie al film al femminile), segnale di una vivacità d’impegno e di una passione testimoniate, nel caso del festival di cui ci occupiamo, anche da iniziative parallele (Doc at Work: workshop, incontri con gli autori, dibattiti aperti a tutti coloro che vogliono approfondire l’ambito e il linguaggio del documentario odierno, e il segmento Industry la mostra-mercato che propone i lavori a produttori e distributori internazionali).
Il festival prevede un concorso internazionale (compostO da ventuno lavori inediti in Italia – lungo, medio e cortometraggi -). La giuria internazionale – composta dal critico Martin Pawley, dalla produttrice Ann Carolin Renninger e dal documentarista franco-canadese Peter Mettler (a cui, nel 2010, il Festival aveva dedicato una retrospettiva completa) – ha premiato tra i lungometraggi Maidan (Ucraina, Paesi Bassi, 2014) di Sergei Loznitsa, vibrante racconto della crisi in Ucraina (la motivazione al premio recita: «con opportuna tempestività in questo momento storico, con calma e maestria, il regista si è impegnato a testimoniare la rivolta di un popolo contro un sistema in crisi»). Nei mediometraggi ha prevalso Memoria oculta (Messico, 2014) di Eva Villaseñor («Un tentativo soggettivo di far rivivere un frammento perduto di tempo. Un processo di ricerca che, partendo dalle relazioni esteriori, ci conduce in una realtà interiore unica ed immaginifica: uno spazio intimo e personale») e tra i corti Escort di Guido Hendrikx («Rendendoci testimoni delle modalità civili ma al tempo stesso disumane con cui vengono gestiti esseri umani, il film riesce a far emergere le profonde contraddizioni che attraversano il fenomeno in evoluzione delle migrazioni e degli spostamenti globali»).
_x000D_Panorama è una sezione che invece si concentra sul lavoro di documentaristi italiani: sette lungometraggi inediti. La sezione ha presentato, tra gli altri, e con grande successo, SmoKings di Michele Fornasero, la storia di due fratelli imprenditori che, nella periferia torinese, aprono una fabbrica di sigarette, vendute online, che diventa, in breve tempo, lo spauracchio delle grandi multinazionali del tabacco. Il documentario, costruito con un grande senso del racconto, convince per il modo in cui riesce a coniugare tensione ed esposizione dei fatti, puntando, cinematograficamente, sullo sviluppo dei personaggi e sull’ambientazione.
Il Festival ha dedicato la sua retrospettiva a Jos De Putter. L’omaggio al regista olandese, Like Every Grain of Sand, in collaborazione con lo Eye Film Institute di Amsterdam, è stata l’occasione per scoprire il lavoro di un autore che ha sempre affrontato il documentario con un approccio fortemente narrativo: il reale, nel cinema di De Putter, diventa materia dalla quale si traggono storie coinvolgenti, commoventi stralci di vita in forma di racconto. Dai grandi eventi storici alle vicende minime dei singoli, l’omaggio si apre con l’abbandono della terra degli antenati da parte dei due contadini di It’s Been a Lovely Day (1993) e si chiude con le tre sconvolgenti scimmie di See No Evil (2014), ultimo film ad oggi del regista.
Il secondo omaggio è a Vincent Dieutre: Viaggi in Italia con Vincent Dieutre raccoglie una serie di film che raccontano del rapporto del regista francese con il nostro Paese: Bologna, Milano, Napoli, Roma, Palermo sono le tappe di un’esplorazione anche emotiva, che coinvolge profondamente lo stesso personale dell’autore.
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_x000D_Per I Mestieri del Cinema, invece, quest’anno l’attenzione era puntata sul montaggio con un omaggio a Dominique Auvray (all’opera in film di Wenders, Garrel, Denis, lo stesso Dieutre). L’occasione è propizia non solo per un incontro con la montatrice, ma anche per la visione del film di cui cura la regia – Duras et le cinéma (2014), viaggio alla scoperta del cinema di Marguerite Duras – e di Le camion (1977) della stessa Duras, al quale collaborò.Sui Generi(s) è invece una selezione di film variegati in cui il documentario si appropria di canoni propri del cinema di genere: l’animazione in A Liar’s Autobiography: The Untrue Story of Monty Python’s Graham Chapman (2012) di Jones/ Simpson/Timlett, l’erotico di The Cerimony (2014) di Lina Mannheimer, il musical di Dayana Minimarket (2013) di Florianne Devigne, la fantascienza di The Breath (2014) di Fabian Kaiser, il western di Fishtail (2014) di Andrew Renzi, l’horror de I morti di Alos (2011) di Daniele Atzeni, il thriller di Riding My Tiger (2014) di Ascan Breuer e l’avventura di The Last Black Sea Pirates (2013) di Sentoslav Stoyanov.
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Per tutti i dettagli relativi alla selezione e l’elenco completo dei riconoscimenti vi rimando al sito ufficiale.