TRAMA
Nel tentativo di regalare nuovi stimoli all’amica Vanellope, insoddisfatta della sua vita routinaria, Ralph costruisce un percorso bonus in Sugar Rush, ma un incidente provoca la temporanea disconnessione del gioco. Per salvare tutti gli abitanti, che altrimenti si ritroverebbero senza una casa, Ralph e Vanellope decidono di andare online alla volta di Internet.
RECENSIONI
Ralph Spacca Internet rappresenta il primo sequel dell'era Lasseter e, curiosamente, ne sigla anche la fine. In seguito alle accuse di comportamenti inappropriati sul luogo di lavoro, la Disney è stata costretta ad allontanare dall'azienda uno dei suoi capi, quel John Lasseter finora noto solo come un grande amante di abbracci, per evitare ripercussioni di immagine. Segno dei tempi: sull'onda degli ultimi scandali e del dilagare, in piazza e online, del movimento #metoo, nessuno si salva, nemmeno il grande artefice di quel periodo noto al fandom come Secondo Rinascimento dei Walt Disney Animation Studios, avutosi in seguito all'assorbimento dei Pixar Animation Studios e iniziato con Bolt. E la dirigenza, dopo aver chiuso più di un occhio negli anni passati, ha optato per una politica di tolleranza zero arrivando addirittura a tagliare i ponti con un' altra personalità di spicco, il regista James Gunn, mastermind dietro il fortunatissimo franchise I Guardiani della Galassia, per via di alcuni commenti estremamente offensivi risalenti ad anni fa ma ancora leggibili su Twitter, e oggi resuscitati da qualche utente particolarmente vendicativo. Insomma, scripta manent, ma su Internet ancora di più: universo sconfinato, dalle infinite possibilità e dagli innumerevoli usi, diventa, in questo seguito di Ralph Spaccatutto, quel bosco incantato delle fiabe dove svariate creature - aiutanti e antagonisti - popolano un mondo fantastico e spaventoso, qui etereo e cybernetico, a cui il film dà piena e ingegnosa fisicità e di cui sfrutta tutte le possibilità narrative. Ci aveva provato, con scarsissimi risultati, Emoji – Il Film, dove la storia e i personaggi altro non erano che un pretesto per un evidente product placement senza alcun guizzo o inventiva di design o sceneggiatura. Al contrario, Ralph e Vanellope nelle loro quest si imbattono in algoritmi (su tutti Sisi, rappresentata a metà tra il boss di una casa discografica e una fashion blogger in pellicce fluorescenti) e malware, chiedono aiuto a barre di ricerca e pop-up, viaggiano sui browser e imparano a destreggiarsi in un luogo tanto bello quanto pericoloso, dove ognuno, protetto dall'anonimità del proprio avatar, osanna e oltraggia allo stesso tempo, lanciando cuoricini di apprezzamento o velenosissimi commenti.
Ma il cuore del film è altrove, in quella medaglia – a forma di cuore guarda caso – che simboleggia un'amicizia qui diventata, però, tossica e asfissiante, raramente portata sullo schermo. L'idea del sequel è venuta ai registi Rich Moore (suoi anche Ralph Spaccatutto e Zootropolis) e Phil Johnston (co-sceneggiatore di Ralph Spaccatutto e Zootropolis, e qui alla prima regia) proprio dalla battuta di chiusura del primo capitolo dove Ralph, parlando di Vanellope, si chiedeva: “Se quella bambina mi vuole bene, quanto cattivo potrò mai essere?”. Si rendeva quindi necessario terminare l'arco narrativo del gigante buono e portarlo a una piena maturazione, che passa per l'accettazione del proprio io non più in funzione della percezione altrui, ma della propria, cosa che si concretizza nel finale dolceamaro del film, con la separazione della coppia, divenuta indipendente ma non meno legata. Di quella medaglia, ora spezzata in due, ognuno conserverà per sempre una metà e, come oggi avviene di continuo, quell' amicizia sarà tenuta viva proprio grazie a Internet che, tra le altre cose, azzera le distanze. Se Ralph dovrà affrontare le sue insicurezze, fuor di metafora, vero villain del film, Vanellope dovrà scoprire se stessa, riprogrammarsi letteralmente, facendo prima tappa nel coloratissimo sito Oh My Disney. Tutta la sequenza è una gigantesca autoparodia dove trovano spazio personaggi provenienti dai più famosi franchise Disney, Pixar, Marvel e Lucas, e dove non potevano mancare le Principesse Disney1. Nei camerini, tra un pijama party e qualche frecciatina - ci si prende una piccola rivincita su Merida, la principessa incomprensibile perchè “viene dall'altro studio”, che con Ribelle aveva strappato a Ralph l'Oscar qualche anno fa - Ariel & Co accolgono la loro collega e, da principessa di Sugar Rush quale è, la invitano a capire ciò che veramente desidera tramite una I want song, cantata riflettendosi in uno specchio d'acqua. Canzone che, puntualissima, arriva, scritta dallo storico Alan Menken, autore di gran parte delle musiche dei classici Disney anni '90 che, come in Come d'Incanto, si autoparodizza, strizzando stavolta l'occhio a La La Land.
Il luogo in cui Vanellope si configura è Slaugher Race, un violento videogioco online, dal polveroso filtro seppia, che permette di ritornare alle atmosfere del primo film, quando i nostri eroi saltellavano da un video-game all'altro, tutti diversi e perfettamente ricostruiti. È un'ottima occasione per far sbizzarrire gli animatori in un action-movie spinto e mirabolante, degno di un Fast and Furious, da cui sembra uscire anche Shank, badass saggia e determinata in cui Vanellope troverà una confidente e un modello. Con un campionario così vasto, variegato e interessante di personaggi femminili, questo sequel si prende anche il rischio di alterare il suo stesso genoma originale: nato con lo scopo di fornire un' alternativa ai princess movies musicali, Ralph Spaccatutto, con una buona dose di nostalgia anni '80, era indirizzato più a un pubblico maschile, amante di video-games e macchine da corsa. Il suo seguito pigia invece l'acceleratore più sul girl-power, ben esemplificato nel finale in cui l' uomo “alto e possente” è salvato proprio da principesse che sembrano quasi divertirsi nel vestirlo da donna e negargli il bacio. Il film, dal ritmo incessante ma sempre puntuale, educativo senza essere didascalico, evita anche l' ormai consueta tradizione del “cattivo a sorpresa” - inaugurata proprio con Ralph Spaccatutto e divenuta immancabile in tutte le recenti produzioni Disney, cominciando ad annoiare - ben consapevole del fatto che spesso la sorpresa più grande è proprio nel disattendere (in modo positivo) le aspettative del pubblico e sperimentare un po'. Sembra che all'orizzonte non siano previsti ulteriori sequel, come fa presagire anche il titolo, fortunatamente manchevole di quella sgraziata e poco ispirata numerazione che la Disney sembra riservare (parere personale) solo a quei franchise che meglio si prestano a vivere più avventure (Toy Story, Cars, Gli Incredibili, Frozen). Il duo Ralph/ Vanellope potrebbe avere mille altri seguiti, in mille altri universi, ma in questo caso, data la natura del loro rapporto, si è preferito fare altro. Una cosa è certa: non smetteranno di messaggiarsi, videochiamarsi e raccontarsi tutto.
A ben dire, quelle rappresentate sono piuttosto le rispettive versioni del brand Disney Princess, cosa che ha permesso anche qualche licenza nel design - soprattutto per quelle che all'origine erano disegnate a mano – e che, all'uscita del trailer, gli è valso le accuse di white washing da parte del popolo di Internet, che non ha gradito il nuovo look di Tiana. La Disney ha prontamente apportato modifiche prima dell'uscita in sala.