TRAMA
Vincitore degli MBS Music Awards del 1988 con la canzone “The Rain and You”, Choi Gon è presto abbandonato dal successo per problemi di droga e di carattere. Ciononostante il suo fedele agente ed amico Park Min-soo continua a stargli accanto, seguendolo nel lento declino. Diciotto anni dopo, cacciato da un locale dove si esibisce a causa di una colluttazione col proprietario, Gon è costretto a riciclarsi come deejay in una piccola stazione radiofonica di Youngwol (nella regione orientale di Gangwon). Malgrado l’iniziale ritrosia dell’ex rockstar e la speculare diffidenza del responsabile dell’emittente locale, l’esilio in provincia comincia a dare i suoi frutti e il “Choi Gon’s Afternoon Request” finisce per attirare l’attenzione dei manager di Seoul. Min-soo è al settimo cielo, ma la sua presenza rischia di ostacolare la trionfale rentrée di Gon…
RECENSIONI
Dopo lo strepitoso successo di “The King and The Clown” (il secondo incasso di tutti i tempi nella storia del cinema coreano: 12 milioni di spettatori), Lee Joon-ik sorprende tutti “incidendo” un piccolo film scritto da Choi Seok-hwan (suo sceneggiatore di fiducia). Un piccolo film incentrato su una storia di amicizia, declino e riscatto dal sapore squisitamente rétro, come il rumore di un vecchio vinile graffiato ma pieno di solchi emozionanti. Pare infatti che l’idea del film sia venuta a Choi vedendo una stazione radiofonica di un accogliente paese sul fiume Dong: ambientazione ideale per una parabola intimista sulla caducità del successo e sul valore delle piccole cose (l’esilio in provincia come metafora esistenziale). Sono i toni agrodolci a prevalere in “Radio Star”, terzo e penultimo film (il suo ultimo lavoro è la commedia drammatica “The Family Life”) del regista e fondatore della casa di produzione CineWorld (naturalmente coinvolta nella realizzazione del film). Tra i numerosi fattori d’interesse di questa gemma sfaccettata dal collaudatissimo duo Park Joong- hoon/Ahn Seong-ki (è dai tempi del leggendario “Chilsu & Mansu” di Park Kwang-su, 1988, che Park e Ahn duettano sul grande schermo) e preziosamente incastonata da Lee Joon-ik c’è anche quello squisitamente musicale: anziché esplorare il consueto panorama pop, “Radio Star” ci mostra l’esistenza di una scena rock coreana, inevitabilmente debitrice delle band angloamericane (dal sacro Elvis ai Kiss, passando per i Queen e i Pink Floyd), ma anche portatrice di una carica sovversiva genuina e non completamente sepolta (come la scalmanata band degli “East River” testimonia pittorescamente). Il canovaccio del film è elementare: per non essere tagliati fuori dal giro, Choi Gon (Park Joong-hoon), rockstar caduta in disgrazia, e il suo devoto agente Park Min-soo (Ahn Seong-ki) sono costretti ad accettare una proposta potenzialmente umiliante e trasferirsi in provincia per lavorare in una sfigatissima stazione radiofonica. Questa situazione teoricamente degradante si trasforma al contrario in un momento di autentico confronto con la realtà e in occasione di rilancio professionale. Dal temuto e inesorabile declino all’insperata ed allettante ribalta, insomma. Ma il percorso di crescita di Choi Gon è soprattutto affettivo, sicché l’imprevista prospettiva di riscatto professionale dovrà fare i conti con
l’arricchimento umano del personaggio (il che, dal punto di vista etico, significa sapersi dare dei limiti). E in fondo “Radio Star” è proprio questo: un apologo morale che utilizza il microcosmo radiofonico per imbastire un discorso universale sulla sincerità delle relazioni. Da par suo Lee interpreta visivamente questo felicissimo script con uno stile caldo e affettuoso, affidando ai primi piani e al montaggio alternato il compito di trasmettere i sentimenti dei personaggi e le ripercussioni che il “Choi Gon’s Afternoon Request” ha sull’ambiente circostante. Senza grandi svolazzi calligrafici o espedienti linguistici sperimentali: steadicam aderente ai personaggi ma non invasiva, durate che si adattano classicamente all’espressione delle emozioni e una sintassi di commovente fluidità. Uscito nelle sale coreane nel settembre del 2006, “Radio Star” ha totalizzato un milione e mezzo di spettatori: un’inezia in confronto ai 12 milioni di “The King and The Clown”, ma un bellissimo risultato considerata la semplicità della pellicola. E poi “Radio Star” è essenzialmente una storia di perdenti: come non adorarla?
