Drammatico

QUASI NIENTE

Titolo OriginalePresque Rien
NazioneBelgio/ Francia
Anno Produzione2002
Durata100'
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Il giovane Mathieu incontra alla spiaggia il coetaneo Cédric. E’ amore ma la storia si fa sofferta, complice la complessa situazione familiare del primo.

RECENSIONI

Non solo scarti in questo finale di stagione. Con QUASI NIENTE Lifshitz, già autore de LA TRAVERSEE, aprrezzatissimo alla Quinzaine cannense dell'anno scorso, realizza, infatti, un film interessante sotto diversi aspetti. La storia spezzettata a livello cronologico - la trama si sviluppa attraverso tre diversi livelli - narra la relazione dei due ragazzi con sensibilità rimarchevole e congrua profondità; una storia dapprima segreta, in seguito osservata dalla sorella di Mathieu per poi venire metabolizzata lentamente dall'intero nucleo familiare, orfano di un padre assente, probabilmente sopraffatto dal peso psicologico di una situazione divenuta intollerabile dopo la scomparsa di un terzo figlio, morto a pochi mesi dalla nascita. Una sorta di depressione contagiosa serpeggia in casa, un morbo sottile che si rifletterà ineluttabilmente sulla storia dei due ragazzi. Scandagliando nelle pieghe dell'animo dei protagonisti e puntando molto sul ritratto umano, il regista avanza per ellissi e sottintesi, lasciando in sospeso diversi interrogativi. Che cosa porterà Mathieu a tentare il suicidio (anche se di suicidio non si parla mai)? Chi è la persona con la quale Cédric tradisce Mathieu? Che sia forse la zia di questi? Cosa accade durante la convivenza dei due a Nantes? Cosa indurrà Mathieu a lasciare il compagno? Il regista abbonda in cenni ma tralascia i dettagli, affidandosi a un non detto che ammanta con discreta eleganza immagini a tratti esplicite, ma mai compiaciute, che riescono a rendere con tenerezza e senza approssimazione alcuna il complesso travaglio interiore dei due giovani, la loro sentimentalità, le differenze culturali e sociali che li separano. Merito di due attori molto bravi che rendono con ricchezza di toni l'innocenza e la complessità del legame amoroso e sessuale dei due personaggi.

">“L’ho ucciso per denaro. E per una donna. E non ho preso il denaro. E non ho preso la donna”. Il giovane Mathieu affida a un registratore gli appunti del proprio viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio, nei luoghi dove tutto cominciò e nulla può avere un nuovo inizio (almeno, non nell’immediato futuro, sebbene il finale sia aperto a una timida speranza). La relazione del ragazzo con Cédric è ri(/de)costruita a partire dalle suggestioni del noir classico: una serie di flashback incastonati l’uno nell’altro, in una successione enigmatica che occulta e con-fonde parole e azioni (che cosa è verità, che cosa menzogna, nei dialoghi come nelle immagini?), un racconto decentrato (manca la parte centrale della fabula, la convivenza degli amanti) e colmo di reticenze, in cui l’idea stessa di trama è incenerita in una sequenza di momenti che proiettano gli uni sugli altri i propri diversi significati, o indizi di significati (Mathieu al capezzale della madre, nella casa di villeggiatura, osserva le medicine sul comodino, e, nella scena successiva, è in ospedale, parecchi mesi dopo, probabilmente dopo avere tentato il suicidio assumendo farmaci). Come l’occhio privato di un poliziesco anni Quaranta, il protagonista è solo, irrimediabilmente solo (nella prima e nell’ultima inquadratura), ed è circondato da un mondo ostile, congelato. In un orizzonte cupo, più ombreggiato che illuminato dalla fiamma delle sigarette, dai neon, dal sole che penetra fra le rocce e le fronde, il giovane incontra l’equivalente funzionale di una dark lady (Cédric, sfrontato e carnale come Phyllis Dietrichson ne La Fiamma Del Peccato) e, travolto da una passione nutrita dall’amore e dall’istinto di morte, è spinto a tentare un delitto (contro se stesso), per ritrovarsi, infine, sperduto, in un luogo quasi del tutto deserto, a osservare la vita altrui, a immaginare la propria (come nel finale di Sotto La Sabbia di Ozon). Del noir, Quasi Niente ha una tensione misogina [le donne, variamente terribili, della famiglia di Mathieu (una delle quali, come nota Pacilio, è forse la persona con cui Cédric ha tradito l’amante), l’invisibile e odiata madre di Cédric] che diviene ben presto misantropica, illuminando gli aspetti più oscuri dell’animo umano, l’egoismo, l’ipersensibilità (per se stessi) e la totale insensibilità (verso gli altri), il timore dello sguardo e del contatto altrui, l’impossibilità di essere leali, sul piano fisico e non solo. Le insidie dell’hard-boiled sono vive nella sonnacchiosa provincia francese, lo scintillio fatale del dialogo è a proprio agio in un cortile estivo (la prima cena in famiglia di Cédric), gli amplessi più sfrenati non celano la tragica, inevitabile deriva dell’esistenza.