Drammatico, Evento, Recensione

QUARTO POTERE

Titolo OriginaleCitizen Kane
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1941
Durata119’
Fotografia
Montaggio

TRAMA

Il miliardario Charles Foster Kane, prima di morire, pronuncia la parola “Rosabella”: un giornalista ne ripercorre la tumultuosa biografia di magnate dell’industria editoriale e candidato alla carica di governatore.

RECENSIONI

 

Sorprendente esordio di un venticinquenne geniale che, grazie ai successi di Broadway e della trasmissione radiofonica “War of the Worlds”, ottenne un controllo completo sull’opera, assumendo i ruoli di produttore, regista, sceneggiatore e interprete: non ripagò la RKO al botteghino e non lasciò un segno indelebile nei recensori dell’epoca. Toglie il fiato la parte iniziale che introduce la sinergia di rivoluzionarie soluzioni linguistiche: la struttura a flashback che, senza sacrificarla, restituisce la narrazione in frantumi e differenti punti di vista (compreso il cinegiornale); la profondità di campo con grandangolo, in cui il Panfocus di Gregg Toland ottiene una messa a fuoco che eguaglia quella dell’occhio umano; il montaggio a puzzle di Robert Wise e del suo assistente Mark Robson; i chiaroscuri, le inquadrature dal basso a riprendere i soffitti e i movimenti di macchina (dolly gigantisti come la reggia di Xanadu); le note musicali dell’esordiente Bernard Herrmann e l’uso espressivo del sonoro (con overlapping e tecniche radiofoniche). Welles identifica il protagonista, da lui stesso interpretato con trucco e indimenticabile vigore, con la spregiudicatezza del capitalismo, inaugurando una galleria di mistificatori: la sperimentazione del neofita è chiosata dalla sceneggiatura (con apporto fondamentale di Herman J. Mankiewicz) che rende allegoriche, generose, (ma) anaffettive la parabola e la psicologia di un personaggio complesso, in un'esistenza colma di potere, soddisfazioni, errori, malumori e megalomanie figlie di un animo inappagato, modellato su William Randolph Hearst che tentò di boicottare l’uscita del film. L’iconoclastia del soggetto (che verte anche sulla manipolazione dei mass media), della forma e del loro autore ammanta tutti gli aspetti della pellicola, dalla convenzione dei titoli di testa a varie soluzioni tecniche inusitate (la luce delle lampade riflessa da pannelli, il passare del tempo sulla figura cangiante degli interpreti), dall’ingaggio di attori sconosciuti (la sua compagnia teatrale ‘The Mercury Theatre’) alla messinscena calibrata sulla colonna sonora in diretta. Nel doppiaggio italiano, Xanadu diventa Candalù e Rosebud Rosabella.