TRAMA
Uno scrittore scorbutico e solitario, ossessionato dalla precisione e dalla pulizia, s’addolcisce nel momento in cui accudisce il cane del vicino pittore ed omosessuale e quando incontra una cameriera di cui s’innamora.
RECENSIONI
Anche dal peggio si può tirare fuori il meglio: questa la morale della commedia sentimentale di James L. Brooks, maestro nello schizzare personaggi buffi da sit-com (tutta la prima parte ambientata in albergo, con battibecchi fra vicini di casa e La Strana Coppia) e nell’amalgamare affetti, riflessioni e risate. È anche vero che, con un materiale più “leggero” (spensierato) rispetto alle regie precedenti, rischiano di esplodere le mine vaganti della sua poetica, l’overdose di melassa e la schematicità degli ammiccamenti. Le impagabili espressioni di Jack Nicholson, che grazie a Brooks vinse un Oscar con Voglia di Tenerezza, sono il motore del divertimento nel pennellare uno Scrooge egocentrico, maniaco, privo di tatto, spietato (esilaranti le sue invettive contro tutto e tutti) ma anche con un fianco amabile, che permette al regista e allo spettatore di approcciarlo con una peculiare miscela di distacco e attaccamento. È sempre dietro l’angolo, però, il rischio di andare sopra le righe imbastendo, ad esempio, un’improbabile love story fra una cameriera e il Joker di Batman. Ma è quasi impossibile non cadere nelle accoglienti trappole di un autore che mette in insistiti primi piani il lavoro sopraffino degli interpreti: grazie al suo cinema, il trio Helen Hunt, Greg Kinnear e Jack Nicholson (senza dimenticare il cane addestrato: la gag della pancetta, la scena in cui “imita” Jack nel saltellare sul marciapiede) vive una perfetta sintonia di spassosa tenerezza. Non mancano paralleli più ricercati, come quello dell’amore non corrisposto verso cane e cameriera o quello dell’arduo distacco dalle abitudini fra personaggio di Nicholson e di Helen Hunt (quando il figlio svanisce). Camei di Lawrence Kasdan e Todd Solondz (è il giovane con occhiali sul bus).