
Dopo dodici anni di rigido inverno il festival delle nuove tecnologie applicate al cinema cambia formula adattandosi al clima primaverile ma, soprattutto, alla contingenza di una situazione cittadina, specchio di ciò che succede un po’ ovunque, non delle più rosee. La crisi economica si fa dunque sentire, ancora più dell’edizione già scricchiolante dell’anno scorso, e la cultura si conferma bersaglio facile. Per mantenere l’ampio respiro della manifestazione si sono quindi resi necessari ulteriori aggiustamenti. I più eclatanti riguardano il cambio di date (non più gennaio ma aprile, a ridosso della Pasqua), un giorno in meno (da cinque a quattro), e tagli nel cartellone, mantenendo la maggioranza delle sezioni ma riducendo il numero degli appuntamenti. Come sede del festival si è confermato il teatro Duse (luogo storico di Bologna destinato alla chiusura, o comunque a un forte ridimensionamento, dopo la soppressione, da parte del Governo, dell’Eti che la gestiva) a cui si sono aggiunti gli spazi molto suggestivi di Salaborsa, in Piazza Maggiore. Il risultato dimostra ancora una volta la passione e la competenza verso un mondo in continua evoluzione, fotografato forse più nel presente che nelle sue implicazioni future, ma attento a offrire opportunità di vario tipo al pubblico, come sempre numeroso e multiforme, in grado di includere sia addetti ai lavori che curiosi di ogni età.
A parte qualche scelta comprensibile ma discutibile (l’apertura con Cappuccetto Rosso Sangue, film di richiamo ma insalvabile e, Fuori Concorso, l’altrettanto brutto World Invasion), i quattro giorni si sono succeduti alternando a ritmo frenetico iniziative, incontri, workshop, laboratori, mostre ed eventi. Ad attirare maggiormente l’attenzione di pubblico e stampa sono stati sicuramente il “3D Day”, ormai appuntamento fisso del festival per fare il punto sulla rinnovata voglia degli spettatori (ma più che altro bisogno dell’industria) di cinema stereoscopico, l’omaggio al regista francese Luc Besson, nel bene e nel male capace di colonizzare con i suoi film l’immaginario collettivo, oltre naturalmente al Concorso Internazionale, da sempre fulcro della manifestazione per la sua capacità di lasciare qualsiasi interpretazione sulle nuove tecnologie alla potenza delle immagini.
Ogni concorso presuppone una giuria e, quest’anno, a valutare le opere sono stati il fumettista ed esperto di cinema fantastico Alberto Corradi, il giornalista e saggista Stefano Masi e la storica dell’illustrazione e saggista Paola Pallottino. A ricevere il Platinum Grand Prize l’opera del giapponese Morio Asaka, No Longer Human, con questa motivazione: “Per l’alta qualità della rivisitazione delle tematiche tradizionali, attraverso una grafica struggentemente funzionale; per la regia che dosa i tempi drammatici attingendo e miscelando la cultura visiva occidentale a quella nipponica”. La giuria ha poi assegnato una menzione speciale a Paul di Greg Mottola “per la capacità di integrare un personaggio digitale nella drammaturgia della commedia e per l’equilibrio che il film mantiene tra la posizione indipendente e quella mainstream, strappando applausi a scena aperta”.
Tra i cortometraggi di tutto il mondo, in gara nella sezione Future Film Short, la giuria – composta dal giornalista Marco Consoli, dall’autore televisivo e animatore Guido De Maria e dal fumettista umoristico Stefano Disegni – ha assegnato il premio della Provincia di Bologna per il miglior corto a Bottle di Kirsten Lepore (USA 2010) “per la capacità di scaldare il cuore dello spettatore con una insolita e originalissima storia d’amore, ricca di poesia, attraverso l’utilizzo di materiali e tecniche poveri”. Anche in questo caso una menzione, a Rubika di Claire Baudean, Ludovid Habas, Mickael Krebs, Julien Legay, Chao Ma, Florent Rousseau, Caroline Roux, Margaux Vaxelaire (Francia 2010) “per l’intuizione di trasformare un gioco popolarissimo in un escamotage narrativo che dà vita a un soprendente thriller gravitazionale”. Il pubblico ha invece premiato Le Royaume / The King and the Beaver di Nuno Alves Rodrigues, Oussama Bouacheria, Julien Cheng, Sébastien Hary, Aymeric Kevin, Ulysse Malassagne e Franck Monier (Francia 2010).
Spenti i riflettori sul mondo degli effetti speciali, dell’animazione e del cinema, la speranza è quella di riaccenderli nel 2012. In inverno o primavera poco importa, l’essenziale è che il sogno continui a far sognare.