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TRAMA
Già incontrato nei precedenti capitoli della trilogia, il trafficante slavo Milo frequenta un gruppo di aiuto formato da ex tossicodipendenti, ma non intende rinunciare alla sua attività di fornitore. Il giorno del venticinquesimo compleanno della figlia aspetta l’arrivo di una partita di droga dall’Olanda, ma al posto dell’eroina attesa trova migliaia di pillole di ecstasy. Pur non avendo familiarità con la sostanza, si impegna a piazzarla nel giro di qualche ora, prendendo accordi col minaccioso albanese Luan e il suo sgherro Rexho. Ma Mohammed, lo spacciatore turco a cui Milo si affida per smerciare le pasticche, prende l’ecstasy e sparisce, cacciandolo nei guai seri. E se non bastasse Milo deve anche occuparsi della cena per la festa di compleanno dell’esigentissima figlia Milena…
RECENSIONI
Girato a ridosso di Pusher II e concepito quale tassello conclusivo della trilogia, Pusher III presenta, a detta dello stesso Refn, una struttura più sperimentale di quella dei primi due capitoli. In effetti landamento fortemente episodico e sfrangiato che caratterizzava i pannelli precedenti lascia il posto a un impianto molto più concentrato e cronologicamente stringente (tutto si svolge nellarco di ventiquattro ore), con la festa di compleanno della figlia Milena (Marinela Dekic) a fare da spina dorsale della narrazione. Sembrerebbe lesatto contrario di un approccio più sperimentale, eppure la presenza di questo evento portante offre a Refn la possibilità di spaziare liberamente senza perdere il passo narrativo.
Ad accelerare il già serrato ritmo di Pusher III si occupa un montaggio marcatamente sincopato (Anne Østerud e Miriam Nørgaard) che elide i tempi morti e raccorda con spigolosa secchezza i momenti forti dellintreccio. Grazie a questi accorgimenti - e alla robusta prova dellormai familiare Zlatko Buric (Milo) - Refn può zigzagare da una situazione allaltra con impressionante disinvoltura, entrando e uscendo dallevento principale senza rallentare landatura e dover ricaricare le pile a ogni nuova sequenza. Complice il magnetismo del protagonista, la compattezza così ottenuta gli permette inoltre di tenere sotto controllo il registro del grottesco ed evitare gli scivoloni nel demenziale grossolano che al contrario affliggevano Pusher II.
Il meccanismo drammatico è basato sulla reazione a catena: andato male il primo affare (larrivo dellecstasy anziché leroina), lequilibrio iniziale degenera progressivamente complicandosi di brutto. Si disegna un crescendo sempre più angosciante e cruento che sfocia nel bagno di sangue del prefinale, durante il quale il redivivo Radovan (Slavko Labovic, già visto in azione nel primo Pusher) macella i corpi dei due criminali accoppati in precedenza da Milo. Su questa progressione incalzante si innestano gustosissime divagazioni (lintossicazione alimentare causata dalla letale cucina di Milo, le contrattazioni sul prezzo delleroina con la figlia, lincontro con Kusse-Kurt nel ristorante) che danno a Pusher III un aroma vagamente cassavetesiano (fatte le debite proporzioni, il riferimento è LAssassinio di un allibratore cinese).
Lultimo capitolo chiude in bellezza la trilogia anche dal punto di vista squisitamente stilistico: se già in Pusher II si notava il miglioramento di Refn nelluso della cinepresa e degli spazi, in Pusher III queste qualità si fanno ancora più evidenti. Nørrebro, quartiere multiculturale di Copenaghen in cui si svolge lazione, è descritto con puntuale esattezza e la steadicam talvolta si svincola da Milo per avvicinarglisi da una distanza sensibile o per girargli intorno vorticosamente. E se il graffiante sound design interagisce efficacemente con i rumori dambiente, nei dialoghi tra Milo, Rexho (Ramadan Huseini) e il magnaccia polacco la tensione psicologica sale alle stelle. Finale desolatissimo, con Milo sul bordo di una piscina vuota a rimuginare sulla squallida vacuità delle sue peripezie.
