TRAMA
Vita quotidiana di due ragazzini: Nego, primo figlio maschio di una numerosa famiglia che stenta a sopravvivere; e Cocada, che rimasto invece orfano deve vedersela da solo con le difficoltà di tutti i giorni
RECENSIONI
Mattone
Ottimo esempio di sguardo invisibile è Puisque nous sommes nés, terzo documentario della coppia Santana-Duret, ancora una volta ambientato in Brasile dopo Romances de terre et d'eau e Dreaming of San Paulo. I registi raccontano con stile asciutto la quotidianità di due bambini brasiliani: Cocada, che rimasto orfano vive in un camion dentro una stazione di servizio, e Nego, sistemato con la sua numerosa famiglia in una piccola favela. Dei due impariamo poco a poco a conoscere non solo le materiali difficoltà economiche e sociali, ma le paure più nascoste - fulminante il discorso di Cocada sul suicidio - e i sogni di un futuro diverso: Santana e Duret, aderendo il loro sguardo alla realtà fino a scomparire, ci permettono di penetrare un mondo di disperazione e lotta, nel quale a dominare è un devastante senso di vuoto. Per assurdo sono i grandi a mantenere vivo un fondo di speranza e di valori concreti: la ricerca delle piccole soddisfazioni nel lavoro quotidiano - si pensi alla sequenza, molto bella, della costruzione dei mattoni - l'importanza del sacrificio per mettere in piedi una famiglia e soprattutto il non rinunciare mai alla dignità della propria condizione provando sempre a fare quello in cui si crede, che è il senso del discorso che lo zio/padre adottivo di Cocada fa al ragazzo per rimproverarlo di aver chiesto le elemosina. Mendicare, non costituendo una forma di progetto di vita, di realizzazione di se stessi, sono contro la legge morale perchè non degne di un essere umano: dal momento che siamo nati, bisogna darsi da fare. Santana e Duret rappresentano con limpidezza la natura poliforme di quest'umanità fatta di immensi spaesamenti e minuscole certezze, non concedendo nulla a una facile retorica, realizzano un piccolo gioiello.
