Amazon Prime, Fantascienza, Recensione

PROSPECT

Titolo OriginaleProspect
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2018
Durata97'
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Una ragazzina adolescente, Cee, e suo padre, a bordo di un’astronave rudimentale, atterrano su una luna lontana in cerca di gemme aliene di grande valore. Dovrebbe trattarsi di una missione lampo, ma non sono gli unici a trovarsi lì, nella folta vegetazione tropicale, e presto le cose di mettono male. La ragazza è costretta a fare squadra con un cacciatore senza scrupoli, Ezra, di cui non è affatto certa di potersi fidare. Nel frattempo i pericoli aumentano e la strada di casa si fa sempre più distante.

RECENSIONI

Storie belle, avvincenti, ben scritte. Ma quante volte ci troviamo a seguire le vicissitudini di un protagonista ma il contorno lascia a desiderare?
Vuoi per mancanza d'idee, vuoi per mancanza di budget, vuoi per mancanza di coraggio, spesso ci troviamo davanti storie il cui contesto è solo abbozzato.
Capita spesso, soprattutto nella fantascienza, dove un budget risicato o uno consistente è facile faccia la differenza.
Spesso la fantascienza low-budget si fonda sull’introduzione di un elemento soprannaturale (l'arrivo di un alieno, di un virus, una mutazione) che da quel momento in poi cambia una società che conosciamo bene. E non tutti possono vantare idee in grado comporre una struttura a costo zero o quasi; penso a Primer, dove una teoria sui viaggi nel tempo impeccabile e una valigetta per metterli in pratica non necessitano di ulteriori orpelli per delineare un mondo, o a Time Lapse, dove una macchina fotografica capace di fotografare il futuro è un elemento più che sufficiente per creare un mondo fantascientifico che basti a se stesso.
Creare un universo già trasformato a tutto tondo è questione ben più complessa e ben più costosa; di conseguenza film a basso e medio budget spesso e volentieri si adagiano su immaginari premasticati (Automata, Equilibrium, Future World), mentre investimenti più consistenti si fanno su franchise consolidati con immaginari già testati in capitoli precedenti di una saga (su tutti la serializzazione di Star Wars).

Certo, i 4 milioni di dollari non sono i 7000 di Primer, ma con un budget molto contenuto Prospect prende di petto non uno, ma ben due generi costosi, la fantascienza e il western (e no, non siamo in uno spaghetti-western fatto da un poncho e un paio di blue-jeans).
I due registi Zeek Earl e Chris Caldwell, che insieme firmano anche la sceneggiatura, si prendono il rischio creativo di creare un mondo sfaccettato, un ambiente completo e originale, invidiabile da un punto di vista di cura dell'universo inventato, con grande attenzione al dettaglio, all'oggettistica; un mondo tangibile, palpabile, lontano dal digitale.
Si fa fatica a vedere il futuro in Prospect - le innovazioni tecnologiche sono troppo retrò per poter essere davvero assunte come futuristiche - eppure l’inventiva di Prospect pesca in un futuro radicato nel passato, quasi fosse una visione passata del futuro, creando un suo mondo, un filone diverso, come volesse creare un nuovo e alternativo steampunk.

Ciò che ci permette di entrare così velocemente e facilmente in sintonia con l'universo di Prospect è l'attaccamento al passato sviluppato su due filoni.
Il primo è un attaccamento materico agli oggetti che sprigiona il potenziale immersivo di un cinema artigianale fatto di carne ed ossa, lontano da CGI e invalso nel più puro artigianato fantascientifico anni ’70, come la minuziosa pratica dell'estrazione dell'oro dell’Aurelac o l’applicazione dello schiumogeno di primo soccorso contenuto nel kit medico, e un uso della tecnologia retrofuturistica fatta ancora di schermi a tubo catodico e sistemi operativi DOS.
Il secondo, e forse più importante, è l'impronta western data a tutto l'impianto. Impronta che si manifesta sia nella regia, che ricalca gli stilemi western senza però abusarne ed evitando un eventuale involontario effetto parodia sopra le righe, sia nelle armi rudimentali, che per la maggior parte sono archibugi laser a manovella che necessitano di un lungo tempo di ricarica, ma soprattutto nella creazione di una nuova corsa all'oro (in italiano viene impropriamente tradotta come Attacco quella che in originale viene definita Rush e che suona molto più diretta come richiamo), avvenimento a noi passato che proiettato in un futuro imprecisato ma credibile trova la sua perfetta collocazione nell'approccio a un futuro anteriore.

Proprio alla terminologia e alla lingua viene dedicata grande attenzione, in un universo che ha fatto suoi nuovi termini, immediatamente comprensibili senza che ci vengano fornite spiegazioni come Rush, appunto, o Aurelac, ovvero il minerale a cavallo tra una gemma e una perla, difficile da estrarre alla base della frenesia dell’arricchimento. Del resto il titolo stesso, prospect, si presta a essere inteso con molteplici sfumature:
prospezione: la tecnica di indagine del sottosuolo alla base del film, il significato più immediato e diretto;
possibilità: di un arricchimento, motore trainante di quasi tutti i personaggi coinvolti nella vicenda, ma anche di vedere un futuro come questo realizzarsi;
prospettiva: quella di Earl e Caldwell che hanno l’accortezza di guardare una space opera dallo spioncino.
Il mondo di Prospect sembra andare sempre oltre i margini di ciò che vediamo; è costante l'impressione che il mondo sia più vasto e pensato nel dettaglio anche al di là del taglio di mondo che il film nello specifico ci permette di vedere. Un po' come quando nello scrivere un personaggio si deve avere in mente tutta la sua storia, non solo la porzione che si decide di raccontare.

Prospect è un film da vedere non tanto per i temi o le dinamiche proposte - la reazione pressoché nulla di Cee per la morte del padre è sicuramente il difetto più grave del film - ma perché è un esempio mirabile nella creazione di un mondo.