Commedia

PROJECT X

Titolo OriginaleProject X
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2012
Genere
Durata88'
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Tre liceali, Thomas, J.B. e Costa, decidono di organizzare una festa “che spacca”. Ci riescono (fin troppo) perfettamente.

RECENSIONI

Mockumentary o Found footage non fa molto differenza. Un po' come postrutturalismo o decostruzionismo. Ma questo artificio del 'falso documentario amatoriale' o simili, ufficialmente tornato in auge dopo The Blair Witch Project, scoppia di salute e ha varcato le colonne d'ercole del fantahorror. Project X è una teen comedy sepolcrale, variamente omologa a Suxbad, che gioca la carta della Porky's-ata (ma qui c'è anche molto Animal House) in salsa Amateur.

Cominciamo col dire che la cosa dell’Amateur non funziona. Benché una breve didascalia iniziale chiarisca la questione fonti parlando di vari footage, la prima parte del film – il pre-party – dovrebbe essere materiale interamente girato dal misterioso (genitoricida?) Dex, il che non regge per evidenti suture tra colonna visiva e sonora non riconducibili a un unico girato (microellissi di montaggio con audio in continuità). Non è cosa da poco. In operazioni del genere la credibilità è questione fondante. E anche nel prosieguo, il profluvio di ralenties su culi molto Hip-Hop TV, le riprese subacquee, i va/eri campo-controcampo, fanno di tutto per palesare la natura fictionale del film. Con il primo girato non riconducibile a Dex (il totale sue tre protagonisti che parlano col vicino) che è addirittura spiazzante, tanto è attribuibile a un enunciatore “classico”, se così si può dire. Ripeto, sono errori di concetto che Progetti X come questo non si possono assolutamente permettere.

Venendo alla sostanza, più che l’esordiente Nourizadeh qui è quello di Todd Phillips il nume/nome tutelare. L’idem sentire con Road Trip e i due The Hangover è autoevidente e sarebbe superfluo puntualizzare/esemplificare. Qui siamo al teen movie che cerca la Verità ai due estremi: il realismo filmico (fallato, come si è visto) e l’esagerazione iperbolica ed estetizzante: il mega party diventa, più o meno letteralmente, apocalittico, con lo sguardo di dio/TV che giudica con una plongée “di rottura” e le fiamme dell’inferno vomitate su tutto e tutti da un demonio strafatto (il pusher vendicativo). La cosa interessante è che Project X non va fino in fondo. L’eventuale tragedia, catartica ed epifanica, è solo suggerita per una manciata di secondi (lo Sfigato che si butta dal tetto, sembra morto ma è un falso allarme) e lo scheletro da teen comedy classica rimane intatto, happy ending incluso. Con un paio di (fondamentali) eccentricità: 1) la, seppur modesta, scorrettezza politico/pedagogica del tutto, giacché i tre giovinastri devastano il quartiere e mettono a repentaglio diverse vite innocenti ma la fanno sostanzialmente franca. Lo sguardo, cioè, è quello dello zio che ti aiuta a truccare il motorino, ti mette i preservativi nello zaino e ti passa un po’ di fumo di quello buono. 2) Il finale. Il lieto fine, piuttosto classico, non sa di concessione al mainstream in extremis. Aleggia un retro/tetro/gusto strano, come ultimo desiderio del condannato a morte. Dove il Dead Man Walking è il teenager americano (meglio: la rappresentazione filmica del teenager americano), in cammino verso il nulla.