Commedia

PROFESSORE PER AMORE

Titolo OriginaleThe rewrite
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2014
Genere
Durata106'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Scenografia
Costumi

TRAMA

Uno sceneggiatore baciato dal grande successo per un unico film ormai troppo tempo fa, si vede costretto, per lavorare, ad accettare un incarico come professore nell’università di una oscura cittadina nel Nord-Est degli Stati Uniti.

RECENSIONI

Dopo l'incursione ironica nell'industria discografica (Scrivimi una canzone), Marc Lawrence fa patire al "suo" Hugh Grant la volubilità di quella cinematografica, mettendo in scena il peggior incubo di chiunque abbia assaporato un improvviso trionfo nel mondo dello spettacolo.
L'interprete prediletto di una certa commedia anni Novanta e Duemila qui diventa il celebre sceneggiatore di Paradiso perduto, premio Oscar nel 1999, come testimoniato da un divertente falso filmato d'epoca su YouTube che ricalca il comico video musicale in stile anni Ottanta di Scrivimi una canzone. Keith/Grant viene strappato dalla luccicante Los Angeles ed esiliato suo malgrado nella piccola Binghamton, nota solo per la pioggia e le giostre e da lui presto ribattezzata "la fine della civiltà" - e così ritorna la contrapposizione un po' scontata tra metropoli e piccola provincia (Che fine hanno fatto i Morgan?).
Lo Hugh Grant di Marc Lawrence è ancora una volta un "ex qualcosa" che non sa adattarsi al presente e vive male di ricordi e rimpianti, che cammina guardando indietro. Ed è ancora un solitario, donnaiolo con disimpegno, disincantato e sarcastico all'inglese, mai sgradevole.
Non rassegnato all'oblio, ormai pronto a rassegnarsi ai compromessi (scrivere il sequel di Paradiso perduto).
Con l'eco lontana di una Hollywood perduta e matrigna, la pellicola vive dell'universo provinciale ed universitario, con i suoi personaggi caratterizzati con tratti essenziali ed evidenti: la mamma single candida ed ottimista che balla a piedi scalzi con le figlie (Marisa Tomei), la professoressa arcigna e rigida (Allison Janney in un periodo di gloria), il preside dal cuore tenero (J.K. Simmons, fresco Oscar per Whiplash, valido in un ruolo completamente diverso), lo studente nerd patito di Star Wars, la figlia trascurata divenuta Lolita. Non vere macchiette perché frutto di idee e spirito brillante.

In questo ambiente trovano posto le battute politicamente scorrette del protagonista ai danni del femminismo, dei professori (non sapendo fare niente insegnano) e persino della sacra Jane Austen. Ma anche riferimenti che spaziano da Shakespeare alla Austen, fino a tanta cultura pop cinematografica e non: da L'attimo fuggente a Ragazze a Beverly Hills, da Star Wars al sempre più citato Dirty dancing (già protagonista in Crazy, stupid love e ne Il truffacuori).
E ovviamente un po' di satira sul cinema. Il prologo mostra i rifiuti degli studios ai nuovi copioni del protagonista e in generale a tutti quei soggetti che si distaccano da un modello standard in voga al momento e considerato garanzia di successo. Nella fattispecie, film con protagoniste "donne toste" che prendono a calci gli uomini, chiara ironia sulla moda Hunger games, Divergent e compagnia bella. Ma si scherza anche, velatamente, sul fatto che pure tra gli attori girano sempre i soliti nomi (Matt Damon, Ryan - Gosling o Reynolds).
Come le lezioni di sceneggiatura insegnano, il protagonista raggiunge un obiettivo, sebbene diverso da quello che si era prefissato all'inizio, e compie un percorso di crescita, imparando che molte persone possiedono un talento non ancora emerso, come il suo per l'insegnamento, o quello del suo studente per la scrittura. Con una massima di vita fin troppo esplicitata: il sole arriva dopo tanta pioggia ma è così bello che senti che è valsa la pena di tanta attesa.
E' questa The rewrite (impossibile che il pubblico italiano accettasse un titolo pertinente e che non contiene né la parola "amore" né la parola "cuore"?).
Si ritrova tutto lo stile di Marc Lawrence sceneggiatore e regista, dopo Two weeks notice e Scrivimi una canzone, superando il passo falso di Che fine hanno fatto i Morgan? Commedie, sì, sentimentali e a lieto fine, illuminate dalla riabilitazione dell'imperfetto protagonista e dal riconoscimento della priorità dei sentimenti, ma anche pellicole che provano a non trascurare l'intelligenza, a curare soprattutto la scrittura e lo humor (ironia, sarcasmo, ma soprattutto autoironia diffusa).